Multi atleta è meglio.
La riflessione parte dalla vittoria del mondiale di ciclocross ottenuta da Pidcock, che dopo aver conquistato le ultime olimpiadi di XC, conferma il suo valore assoluto. Ma oltre a questo nome c’è il già noto Van der Poel e molti altri rider. Uomini e donne in grado di districarsi contemporaneamente nelle diverse discipline.
LA STORIA
Cera una volta, tanto tempo fa, un biker molto bravo sulle le ruote grasse che un giorno decise di cimentarsi nelle prove su strada, il suo nome era …Cadel Evans, oppure Miguel Martinez oppure Davide Cioni, oppure Peter Sagan.




Una volta il passaggio da una disciplina all’altra era un cambio definitivo, sia che fosse dalla MTB alla strada che viceversa. In quei casi l’atleta focalizzava le sue attenzioni su di una disciplina abbandonando, almeno dal punto di vista competitivo, quella d’origine. Probabilmente, a dettare queste scelte univoche erano le differenze tecniche e di durata delle discipline, oppure la minore conoscenza scientifica che era presente nei piani di allenamento e in quelli alimentari, oppure ancora un approccio metodologico diverso da quello attuale. Sta di fatto che era impensabile vedere rider capaci di dividersi abilmente fra strada, xc e ciclocross, come invece sta accadendo in questi ultimissimi anni.
IL PRESENTE
In questi anni è stata messa in discussione la convinzione, molto radicata che nell’agonismo ai massimi livelli, che fosse impossibile poter essere polivalenti e capaci di primeggiare contemporaneamente in diverse specialità. Da preparatore ho sempre ammirato la multidisciplinarità e mi incuriosisce molto la rivoluzione di pensiero che sta dietro a questi risultati. Poiché, se da un lato è assodato che in alcuni casi stiamo parlando di fuoriclasse assoluti, è altrettanto vero che questi si trovano a competere con altri campioni di pari livello, che però dedicano tutte le attenzioni ad una sola tipologia di gara. Questa novità ci pone davanti ad una riflessione che può prendere due diverse direzioni, ovvero che in alcune competizioni è possibile uscire dallo schema classico e utilizzare strumenti di allenamento differenti, oppure che tutte le analisi fatte di noi addetti ai lavori, con periodi di carico, ripetute, e pianificazioni, servono a poco. Io opto per la prima analisi, non tanto per difendere la categoria ma soprattutto perché ritengo che per arrivare pronti a più eventi, spesso differenti fra loro, sia necessario pianificare ancora di più attentamente la stagione, utilizzando anche le nuove tecnologie come i misuratori di watt, le analisi sui cibi e lo studio del DNA, di cui parleremo più avanti.
Gare solo apparentemente diverse fra loro?
In realtà questi atleti pianificano gli eventi in maniere precisa, partecipano a un numero di gara mirato, con l’obiettivo di vincerle. Ma a di la dei paini di allenamento, alla base di queste multidisciplinarietà spesso vi sono anche alcune somiglianze fra le gare in cui son protagonisti.
Se andiamo ad analizzare le competizioni di ciclocross e di MTB moderne, vedremo che le somiglianze sono molte, la tipologia di sforzo è essenzialmente la medesima, le capacità tecniche alla base della MTB sono maggiori rispetto a quelle del CX , anche se viaggiare su fango e ghiaccio con quelle ruotine implica sicuramente grande destrezza. Resta però il quesito strada, com’è possibile essere competitivi in val di Sole e al Fiandre o in una tappa del tour?

La risposta istintiva potrebbe essere che è impossibile, poi provando ad analizzare meglio come si sviluppa la gara di una grande classica si possono trovare alcune similitudini da cui partire. Infatti una gara di XC si sviluppa in 1h30’, periodo in cui il rider viaggia sempre a ritmi di soglia, con rilanci in cui si raggiunge anche valori al di la della stessa. Se proviamo a immaginare la dinamica di una gara in linea, vedremo che molto spesso le fasi più concitate sono nel finale, per un lungo tempo la truppa viaggia compatta e i leader coperti. Quindi, oltre ad una resistenza di base solida spesso le qualità che occorrono son simili, una grande capacità fisica e mentale di reggere ritmi a cavallo di soglia e fuori soglia e quell’esplosività utile per i rilanci e le fasi di fine gara.
Questo non toglie nulla alle qualità degli atleti che riescono ad essere così poliedrici, poiché se vi sono alcune qualità fisiche e tecniche che accomunano le discipline resta pur sempre la grande forza mentale che occorre per riuscire ad essere competitivi in mondi diversi e una capacità di adattamento fuori dal comune per scendere da una moderna MTB e salire su una specialissima, con quote, schemi geometrici e struttura molto differenti.
