Perché l’alta Formazza regala sempre grandi emozioni
C’era una volta il ciclista, una tipologia di persona che amava la fatica, ma aveva un rapporto conflittuale con il freddo e la neve. Le ruote strette, gli indumenti di lana e poco altro, rendevano eroico e qualche volta impossibile, pedalare nelle condizioni tipiche dell’inverno. Questa tipologia di ciclista esiste ancora, ma grazie allo sviluppo tecnologico e all’evoluzione della MTB, anche il freddo e la neve fanno meno paura.
Un incipit particolare, per raccontare un’esperienza, più che un semplice giro in bici. L’ambiente di questa riflessione è l’alta Formazza, ma potrebbe essere un qualsiasi tour in alta montagna, dove gli ingredienti son una bici, un sentiero innevato e la voglia di esplorare.

La possibilità di salire in quota è data dall’inverno atipico che sta vivendo il mio territorio, con la neve che ostinatamente non vuole scendere e quindi le montagne che si prestano ad interpretazioni differenti. La salita al Maria Luisa (questa la meta di giornata) mi ha permesso di fare alcune riflessioni sulle differenze che ci sono nei diversi trail e modi di interpretare la MTB che ognuno di noi può sperimentare. Perché cambiando l’ambiente e la stagione le sensazioni possono essere molto differenti. Allora mi sono chiesto quali possano essere gli elementi che contribuiscono a modificare l’esperienza. Il clima gioca sicuramente un ruolo fondamentale, ma il freddo dell’inverno dovrebbe essere un elemento negativo in un’uscita in bici innevata; invece, il contesto generale probabilmente fa si che questo fattore passi in secondo piano.
Questione di colori
Spesso mi sono domandato il perché ci siano delle situazioni ambientali che da subito danno quelle good vibration che ricerco sempre in bici. Alcune sono più adrenaliche, altre più emozionali, ma spesso sono i colori a cambiare le sensazioni trasmesse dalla bici.
Come dicevo più sopra, questa riflessione è nata lungo la salita che da Riale porta al rifugio Maria Luisa, un tour classico nel periodo estivo, un po’ meno a febbraio. Complice lo sforzo, l’aria rarefatta e l’ambiente particolare di questo spicchio di terra al confine con la Svizzera, il ragionamento metteva assieme i boschi che quasi sempre frequentiamo, i single track alpini e appunto i viaggi innevati.

Solitamente sono due i colori che fanno parte della tavolozza di un biker nei sui giri classici sui trail; il marrone del terreno e degli alberi e il grigio delle pietre. L’azzurro del cielo molto speso lo si intravede fra le fronde dei rami più alti, ma il più delle volte il nostro sguardo si focalizza sulla linea da seguire, quindi non lo si percepisce molto. Per riuscire a cambiare lo scenario bisogna salire, dove fa la sua comparsa il verde dei prati, il sentiero si schiarisce e il cielo torna protagonista. Allora non cambia solo lo scenario, ma anche le nostre sensazioni, il tempo si dilata, la percezione dello sforzo si fa meno pressante e il desiderio di restare ancora più forte.
Cosa cambia in inverno
quello che muta nei giri atipici di questo inverno particolare, è il fatto che ci sia la neve a stravolgere il nostro paesaggio, facendo si che i colori predominati diventino il bianco e l’azzurro.

Per chi ha nozioni di cromoterapia sarà subito chiaro che gli stimoli che queste due colorazioni sanno dare al nostro cervello sono decisamente differenti. Per cui ecco svelato il perché di queste sensazioni più appaganti in alta montagna, infatti la luminosità data dall’assenza degli alberi, la presenza di colori rilassanti, come il verde e l’azzurro nel periodo estivo e soprattutto il bianco in quello invernale, regalano impulsi che provocano quelle good vibration di cui accennavo all’inizio.
Per cui provate ad uscire dagli schemi tradizionali e fatevii conquistare da questi posti magici. Ci vuole un po’ di fatica per raggiungerli, ma credetemi, ne vale la pena.
