Ti ricordi di Matthew Fairbrother? Se non ti dice niente, prima vai a leggere le prime 2 puntate (parte 1 e parte 2) e poi ritorna qui per l’evoluzione degli eventi. Ne vale veramente la pena. Piccolo particolare: nel corso del suo viaggio ha compiuto 18 anni.
Pinkbike sta seguendo il giovane Matthew che è partito senza chiedere aiuto a nessuno ma ora rischia di essere più seguito di un pilota ufficiale: tanti i media, e i marchi, che si sono avvicinati a lui perché, inutile dire, la storia ha avuto un riecheggio mondiale.
La sua avventura, il suo atteggiamento e la sua storia hanno ispirato molte persone: è stato eccezionale. Andiamo a leggere l’ultima parte del suo viaggio, ricordandoti di partire dalla prima parte, se non l’hai ancora letta, in modo da capire tutti i retroscena.
INTERVISTA DI PINKBIKE
Prima di tutto, bravo Matt! L’ultima volta che ci siamo sentiti, avevi appena terminato l’EWS negli Stati Uniti, dove hai avuto grandi difficoltà ma ora sei sulla via del ritorno a casa.
La Scozia [Round 1 di giugno] è stata praticamente spazzata via dalla testa, sembra una gara di anni fa. Ma sì, sono tornato in Europa, ho trascorso un po’ di tempo in bici sulle Alpi con il team Deviate Cycles (ndr, partnership consolidata durante il viaggio). È stato davvero bello tornare da persone che conoscevo e rimanere in un posto per più di qualche giorno.
La gara successiva è stata Crans-Montana in Svizzera: posto non famoso per essere un luogo economico.
Ci sono state un paio di decisioni prese dagli organizzatori di cui non ero molto entusiasta [ride]. In primo luogo il costo della vita in città, e in secondo luogo i tempi di gara. Non ero disposto a finire i soldi quel fine settimana per andare a dormire in albergo. E poi, come se non bastasse, quello stesso fine settimana ha deciso di nevicare, quindi non del tutto entusiasta.
Quando dici “sborsare le tasche”, intendi non sborsare per l’alloggio costoso?
Si, ero in versione autosufficienza, vivevo nel bivvy (ndr, tenda). Sono riuscito a contrabbandare un sacco di cibo da una stazione di servizio oltre il confine svizzero, quindi ho avuto una scorta per settimane di lecca lecca.
Ho anche sentito che scrivevi articoli di giornale la sera prima delle gare.
Sì, stare seduto di notte a scrivere questi grandi articoli per riviste non mi ha permesso di concentrarmi bene sull’EWS. Penso che qualcosa che ho imparato è che c’è molto affaticamento fisico e mentale a fare questo genere di cose ed entrambi hanno un enorme impatto sulle tue prestazioni.
Com’è andata la gara stessa a Crans Montana?
Per me quel fine settimana è stato piuttosto difficile. È stato l’inizio di un blocco: non ero fresco perché stavo lavorando sodo, oltre che stanco dal viaggio. Ero così fuori sia mentalmente che fisicamente e non avevo molto da dare. Nel contempo si sono avviate molte situazioni nuove anche riguardo il futuro: sto riordinando le idee e condividendo il mio viaggio e la mia storia.
Anche se il fine settimana è sembrato un fallimento, ho imparato molto sul potere del burnout (ndr, Burn out è un termine di origine inglese che letteralmente significa “bruciato”, “esaurito” o “scoppiato”) e su come gestirlo al meglio quando sei bloccato in quella situazione. Impari così tanto su te stesso, sul tuo corpo e sulla tua mente quando stai attraversando quei momenti difficili. Non impari nulla quando va tutto secondo i piani.
Quindi mancano 1000 km e 4 giorni all’inizio del prossimo round: una volta finita la gara di Crans Montana cosa hai fatto?
Finito la gara sono riuscito a partire alle 16:00. Ho impiegato 45 minuti per fare le valigie. Sono diventato abbastanza bravo, immagino. Non ho fatto nient’altro dopo aver terminato la gara, se non andare subito a cambiare le gomme (tanto lusso a viaggiare con le semislick).
Ma non hai mangiato?
No, ho mangiato sulla bici, sarebbe stata una perdita di tempo. Tutta questione di efficienza.


Sicuramente queste sono state le tempistiche più strette tra un evento ed un altro: hai pedalato nella notte?
Si ma ancora una volta, non sono entusiasta del tempismo dell’EWS [ride]. Quella notte ha toccato -2° mentre stavo pedalando. Ho deciso di non dormire. Non avevo l’attrezzatura degna per dormire a -2° in montagna.
In Nuova Zelanda fa freddo, ma non così freddo. Sei mai stato a -2 gradi?
Non credo di aver fatto nulla in condizioni meteo troppo negative. Semplicemente non avevo l’attrezzatura adatta. Ma quello che avevo era un sacco a pelo. Quindi ho tirato fuori il coltello e ho praticato due fori sul fondo in modo da poter infilare le gambe e continuare a pedalare, così come i fori per le braccia. Ero come l’Uomo Michelin, solo meno sponsorizzato. E alla fine ero sudato fradicio.
È irreale questa cosa! Per quanto tempo hai pedalato durante la notte? Considerando che avevi finito la gara da 45 minuti…
Sono state 20 ore di pedalata, 22 ore in totale.


Quindi ti ritrovi nel bel mezzo della Francia in direzione sud-ovest, che aspetto aveva il tuo letto? Dove hai dormito?
Non ho cambiato nulla sulla mia “configurazione”: ho dormito con il mio casco come cuscino e le scarpe indossate in modo da risparmiare tempo al mattino.
Per quanto tempo hai effettivamente dormito?
In realtà ho dormito bene quella notte: ben 6,5 ore di sonno. A lato della pista ciclabile.
E poi ti sei svegliato il giorno dopo e sei ripartito?
In realtà mi sono alzato lo stesso giorno, tipo alle 23:30. Il mio pensiero era quello di affrontare pedalando la notte, in modo da essere più vigile e tenermi caldo. E poi, aspetto mentale, quando arriva la luce del giorno, sembra di aver appena cominciato.
Hai battuto il tuo record di tragitto più lungo di sempre. Qualche incontro da segnalare?
Beh, sono stato attaccato durante la salita finale a Loudenville da un uccello nero. Ho i segni dei suoi artigli su braccia e gambe (penso corvi).


Alla fine ce l’hai fatta dopo una media di 340 km al giorno. Sei arrivato in tempo per l’iscrizione all’ultima tappa?
Ero in ritardo di quattro minuti per la registrazione, ma fortunatamente erano ancora lì. Ho percorso la via Shakedown a pieno carico con gomme semi-slick, borse e tutto perché pensavo che sarebbe stata la via più veloce.
Sono arrivato e poi sono andato immediatamente ad un’emittente di news Neo Zelandese: per questo motivo sono dovuto stare sveglio fino a tardi. Ma questo fine settimana mi sono dato da fare e ho diviso un Airbnb con pochi altri.
Quindi ce l’hai fatta, sei arrivato con successo all’ultimo round a Loudenvielle. Come è andata la gara?
Come condizioni fisiche mi sentivo come un pesce fuor d’acqua. Ero legnoso a dire poco. Ma ero abbastanza contento di come stavo, dopo la PS 2 ero nella Top 20 U21. Ma nella PS 3, sono caduto ed ho capito che continuare a spingere era troppo pericoloso e volevo solo finire la gara. Non erano rimaste molte energie dentro me. Mi sentivo andato.
Tutto quello che posso dire è: Ben fatto amico! Cosa hai imparato? A parte i lecca-lecca aspri che ti bruciano la lingua, che a Montreal non parlano inglese e che i cartoni delle biciclette portati in spalla non sono comodi.
Penso che la cosa numero uno che ho imparato è che se metti la tua mente su un obiettivo, puoi raggiungerlo in qualunque momento: devi solo andare e farlo. Non c’è modo di trattenerti. Per imparare devi fallire.
Cosa diresti a qualcuno che vorrebbe emularti ?
Se lo senti fallo, ma con intelligenza.
Non mi piace impostare un piano B, è una via d’uscita facile, ma penso che tu abbia bisogno di un piano di ripiego e di una via sicura nel caso in cui finissi per fallire. Inoltre, penso che una delle chiavi di questo sia il potere delle parole: non lasciare che un solo pensiero negativo entri nella tua mente, rimani positivo anche se tutto è difficile.
Incontrarti in Europa quest’anno è stato uno shock: sono rimasto colpito dalla tua ambizione, ma ora sono ancora più sbalordito e ispirato dalla tua voglia di fare e dal tuo perseverare per raggiungere un obiettivo. È così stimolante. Grazie compagno. I tuoi obiettivi sono cambiati dopo questa stagione? Cosa pensi di fare il prossimo anno?
Volevo andare all’estero presto e fare bene in gara. Ho qualche anno in più nell’U21, quindi spero di migliorare. L’obiettivo finale è ottenere abbastanza supporto in modo da non dover pedalare tra tutte le gare.
Voglio ringraziare tutte le persone e i marchi che mi hanno supportato. Mi hanno permesso di andare in Canada e negli Stati Uniti, cosa non prevista inizialmente. È fenomenale, mi hanno semplificato la vita.
Sto ancora cercando di allenarmi perché voglio continuare a correre mentre viaggio. A questo punto sembra che farò di nuovo la stessa cosa, bikepacking tra ogni round e, si spera, ottenere un po’ di supporto per eventualmente filmare e condividere la storia.
I DATI DEL VIAGGIO DI MATTHEW FAIRBROTHER
Escluse le prove EWS effettive + i giorni di gara.
Scozia -> Austria
1550 km
74 ore su 6 giorni
Slovenia -> Italia
380 km
19 ore su 4 giorni
Whistler -> Vermont
403 km
22 ore su 2 giorni
Vermont -> Maine
238 km
13 ore in 1 giorno
Svizzera -> Francia
1021 km
52 ore in 4 giorni
Risultati EWS
13° Assoluto Maschile U21 – “Sono uscito dalla top 10 proprio alla fine“
10° miglior risultato di gara – Austria e Whistler
5° miglior risultato di tappa – Vermont
Vuoi seguire Matthew? Ecco il suo account Strava o il suo account Instagram.
Complimenti Matt, sei un grande da tutta la redazione di 365mountainbike, continua così!
