Il FANTAmtb è ormai realtà, l’applicazione è stata ufficializzata ed è cominciata la comunicazione del montepremi, un ricco bottino (13.000 euro) che premierà il vincitore di categoria e tappe.
Come si vince? Beh, restando aggiornati sul mondo del ciclismo, studiando gli atleti, guardando le gare e cercando quante più informazioni possibili il web ha da offrire, ma se questo non dovesse bastare, il Fanta Mtb è anche Live. Abbiamo scambiato 2 parole con il Campione Italiano, provando a farci dire qualche nome che potrebbe sorprendere nel 2023, spazio all’intervista.
Partiamo con il ciclo mercato, sappiamo che hai corso due anni con Lapierre, ma quest’anno dove sei?
“Mi metti un pò in difficoltà perchè non posso ancora dirlo. A breve, prossimo week-end dovrebbe uscire la notizia, ma posso anticipare che sarà un team italiano”.


Sarai ben supportato? Potrai disputare tutte le Word Series o sarà un calendario più nazionale?
“Disputerò tutto il campionato, compreso la Tasmania e sarò ben supportato. Solo in Tasmania, per questioni logistiche ed economiche, avrò meno supportato dal team, ma rispetto all’anno scorso adesso ho più supporto”.
Ci arrivano gli aerei in Tasmania? Ho sempre avuto l’impressione che partendo il lunedì si arrivi a destinazione 4 giorni dopo.
“Ci arrivano, ci arrivano. L’altra volta mi stavo appunto informando su questa cosa e ho visto che ci sono un sacco di prati ben tagliati che vengono considerati aereoporti, credo li usino per il trasporto merci”.
Ti piace la notizia della globalizzazione del mondiale EWS, l’arrivo di Eurosport e l’annessione al UCI?
“Secondo me, dal punto di vista di crescita per questo sport può essere molto interessante. Non saprei dire se mi piace o non mi piace, è molto figo il fatto della diretta e di andare in tv, questo aiuterebbe l’immagine del nostro sport e incoraggerebbe l’ingresso di altri sponsor. Molto interessanti sono anche i weekend condivisi, chi andrebbe a guardare l’enduro potrebbe anche appassionarsi al Cross Country o al Dh“.

Per chi non ti conoscesse, io già so la tua storia e probabilmente l’hai anche raccontata in numerosi altri siti web, quindi io ti faccio un domanda che potrebbe sembrare banale ma l’obbiettivo è utilizzare la domanda per andare dopo, un pò più nel profondo. La domanda è: ci racconti un pò i tuoi inizi?
“Ho iniziato con il cross country, ma l’inizio vero e proprio è stato con la Bmx in un sentiero dietro casa. Vedevo gente che ci andava con la mountain bike e io tornato da scuola spingevo la mia Bmx con il mio zainetto fino in cima e andavo a fare la discesa per poi tonare a casa. Qualche anno dopo ho iniziato con il Cross Country, anche se avrei voluto iniziare subito nel Downhill, ma dalle mie parti dicevano che ero ancora troppo leggero per la Dh e che avrei dovuto iniziare dal Xc, sinceramente ancora non capisco cosa volessero dire. Quindi inizialmente sono stato costretto a fare Cross Country, il secondo anno da esordiente ho iniziato a fare un pò di gare di enduro con la bici da Xc, per poi iniziare con il Downhill fino al secondo anno elite e mentre praticavo Dh facevo anche l’italiano di Enduro. Dopo questi due anni in Dh cat. elite ho deciso di passare all’enduro”.
In quante migliaia di euro hai quantificato i tuoi danni da giovane sui componenti, immagino che erano delle uscite belle “ignoranti”.
“Migliaia di euro no perchè le prime bici che mi hanno comprato non costavano neanche mille euro, però, se non sbaglio, ho spezzato tre bici da Cross Country prima che iniziassi con l’Enduro. In due bici ho spezzato il carro e in una ho diviso il telaio in due. Ah, ho spaccato anche la Bmx… si un pò di bici le ho rotte”.

Vedo che giri molto forte in Pump per allenarti, hai sempre praticato la Pump track?
“Si, sin da piccolo ci sono sempre andato. Con una società avevamo costruito una Pump track e quindi ho sempre girato in questo tipo di ambienti. Inizialmente usavo una Bmx senza freni, poi ho comprato una Dirt”.
Secondo te, nonostante abbiamo dei buonissimi atleti in gamba, come mai facciamo così fatica ad emergere nel confronto internazionale? Si tratta solo di un discorso di supporto o c’è anche qualcos’altro?
“Quello che ci manca non è solo il supporto, ma forse anche una mentalità diversa e il volersi mettere in gioco. Mi è capitato spesso di sentire dei giovani esprimere delle preferenze verso l’EWS 100 perchè essendo più facile fare podio aiutava a livello d’immagine, e di conseguenza aiutava con gli sponsor. Per me, già questa mentalità è un punto di partenza un pò sbagliato. C’è poca voglia di mettersi in gioco, potrebbe sembrare brutto buttare via dei soldi per correre all’estero e arrivare 100°, ma nei primi anni bisogna crederci e crescere. Dovemmo smetterla di focalizzarci su chi ha cosa, dovremmo smettere di farci troppi complessi e pensare a divertirci, cercando di sfruttare al meglio quello che abbiamo dando il massimo”.

Differenze sostanziali nell’approccio ad una discesa in enduro e in downhill, cosa cambia secondo il tuo parere?
“Negli ultimi anni, principalmente l’anno scorso ho notato un aumento del livello nelle World Series. Non ti puoi permettere più di sbagliare, una volta nell’enduro credevo bisognasse gestire la discesa, adesso assomiglia molto al Downhill.
Le gare di Downhill avendo un’unica manche non hai nessun modo di recuperare se sbagli e secondo me, per questo motivo, sono più stressanti, in enduro puoi permetterti qualcosa in più, però non troppo. Il mio approccio alle diverse discipline è lo stesso, forse mi scoccia l’aspetto nelle gare Dh”.
L’italiano l’hai portato a casa, riusciresti a farci un resoconto della stagione? Sei soddisfatto in linea di massima o potevi far meglio?
“Si può sempre fare meglio, sono contento di aver trovato, anche se a fine stagione, un buon feeling con la bici, di essere arrivato in forma. Non ha senso rimuginare sul perchè abbia trovato la forma solo a fine stagione, sono contento di come ho finito il 2022”.

I migliori momenti e le gioie più grandi di questa stagione, a parte l’Italiano?
“Mi è piaciuto molto l’enduro delle nazioni nonostante la squalifica causata dalle mille disavventure. Mi è piaciuto: come mi sentivo, corre a Finale, vedere tutto quel tifo; è stato molto emozionante, molto bello”.
Molto bello anche il sorpasso! Eri molto carico, tonico, motivato, sembrava che avevi un approccio diverso dalle altre gare.
“Si, ad un certo punto non sono riuscito più a star dietro a tutti i messaggi che arrivavano, ne ho ricevuto tantissimi.
Sicuramente dopo l’Italiano e stato un pò più facile, subito dopo averlo vinto ho avuto un breve momento di down, ma al trofeo delle nazioni sono arrivato che volevo andare forte, volevo dimostrare che potevamo farcela, poi è andata come tutti sappiamo ma sono comunque rimasto contento”.
Quell’italiano di enduro a Tavernerio, che anno era? Li avevi fatto una prestazione veramente stupenda che poi, se non sbaglio, hai buttato via nell’ultima ps commettendo un pò di errori, ma fino a li ti stavi giocando il titolo, dico bene?
“Era il mio primo anno d’Enduro, circa 5 anni fa. Fino all’ultima ps ero primo, ma nell’ultima la testa mi è partita, volevo compensare il tempo che avrei perso in un tratto pedalato, ma al tratto pedalato non ci sono mai arrivato. Ho piantato un’enorme facciata prima e poi sono ripartito un pò acciaccato, è stata la facciata più forte della mia vita”.

Come valuti il fatto che sei riuscito a fare una prestazione così stupenda il primo anno di enduro, 5 anni fa, e poi ritrovare la stessa sensazione solo nel 2022, l’anno scorso. Cosa è scattato nella testa che ti ha permesso di ottenere quelle prestazioni?
“Sta tutto nella testa, quell’anno a Tavernerio mi allenavo un pò come volevo, non giravo neanche tantissimo, l’avevo presa più come un gioco. Non avevo più un team in Downhill, non potevo permettermi di correre a mie spese, mi avevano offerto di andare a correre in Enduro e ho accettato; mi divertivo tantissimo ma non mi aspettavo nulla. Quando ho visto che all’Italiano ero primo ho avuto come una crisi, ero molto critico e non credevo in me. L’anno scorso con l’aiuto di uno psicologo sono riuscito a rimettermi in pari con me stesso”.
Adesso sei seguito da qualche mental trainer o è tutto fatto in casa?
“Fino a qualche mese fa si, adesso dovrò trovarne un altro”.
Hobby oltre alla bici?
“Scalata e trail building”.
Tu se non sbaglio hai anche un’associazione, fai corsi.
“Si si, con la mia compagna abbiamo creato una piccola società. Abbiamo iniziato 6-7 anni fa per gioco, per mettere apposto i sentieri e dare una mando alla società che c’era qui un tempo, 3-4 anni fa abbiamo deciso di aprire un servizio shuttle e scuola per i ragazzini”.
Chi sono gli sponsor che ti supporteranno quest’anno oltre a quelli che dovranno ancora restare top secret?
“Sicuramente Vibram continuerà a supportarmi e a sopportarmi, adesso sarà il 5° anno. Ormai per me è una famiglia, sono sempre disponibili per qualsiasi cosa, non fanno pressioni anzi è un bel ambiente positivo. Mi piace sviluppare i loro prodotti. Ho riconfermato con Vittoria Tires, con loro un paio di anni fa avevo iniziato un progetto dove testavo delle gomme e dall’anno scorso ho iniziato a correrci. Ho confermato con Northwave, Switch Components e Ochain, gli altri non posso ancora dirli”.

Che ne dici se parliamo un pò di atleti e del mondo Enduro, visto la difficolta di trovare atleti che restino sempre al top. Sei informato sul futuro di Jack Moir e Jesse Melamed?
“Si ma non penso di poterlo dire”.
Mi è venuto un nome in mente, Martin Maes, Cosa ne pensi?
“Secondo me l’anno scorso ha avuto delle difficolta con la bici nuova, visto che non cambiava mezzo da parecchio tempo. Ho visto che all’inizio della scorsa stagione aveva un pò di incertezze sulla combo ruote 29″-27.5″ o 29″-29″, ma nonostante tutto a fine stagione ha tirato fuori qualche buona gara. Secondo me quest’anno può dire la sua, può essere un pilota che farà dei bei risultati”.
A proposito di 27-5“ o 29″ il tuo setup quest’anno sarà 29″-29″ o mullet?
“Mullet, sto bene sulle ruote piccole. L’anno scorso usavo 29″-29″, le ruote uscivano così, la bici mi era arrivata così e la utilizzavo in quel modo, avrei voluto provare la soluzione mullet ma non avevo la ruota da 27.5″ e ho corso così”.
Proviamo a fare un gioco, so che hai scaricato l’app, sarei curioso di sapere che piloti hai scelto e perchè. Tu ti sei scelto? Ti ho valutato 22 Fantamilioni, sono stato un pò alto perchè mi sento che puoi fare qualcosa, ti vedo con lo sguardo della tigre.
“Io mi sono scelto, non si sa mai faccio un bella gara. Ho comprato Isabeau Courdurier così punto sul sicuro, tanto ormai è un classicone. Nonostante un’infortunio al piede il weekend dopo aveva fatto un podio, e la volta dopo ancora è ritornata a vincere, un pò come se in quel weekend post infortunio, con quel podio si sia riposata. Per la prima tappa i Tasmania prendo Jack Moir, team nuovo, bici nuova, gara praticamente di casa, secondo me sarà super motivato. Ho preso anche Alex Rudeaux e Youn Deniaud. Gloria Scarsi potrebbe fare una buona stagione quest’anno e l’ho presa. Harriet Harnden nelle speciali lunghe e fisiche va fortissima. Cole Lucas è di casa per la prima tappa. Chiudo il team con Adrien Dailly, è un talento assurdo, purtroppo sul suo talento vince la testa e alle volte non riesce a rendere come potrebbe, ma l’anno scorso se non sbaglio la tappa in Tasmania l’aveva vinta lui, chissà magari potrebbe ripetere la prestazione”.

Però bisogna calare il budget, non hai completato il team, devi prendere in totale 9 uomini e 6 donne per chiuderlo. Dai non ti mettiamo in crisi, ti lasciamo con il tuo dream team non concluso.
“Mi metterò a studiare e provo a ricomporre il team”.
Non preoccuparti. Va bene, ti ringrazio tantissimo, soprattutto per la disponibilità, ciao Tommy.
“Vi manderò il team, ciao ciao”.
