Dopo gli Italiani Gravel di Domenica, dominati in lungo e in largo da atleti professionisti su strada, la domanda sorge spontanea: non c’è il rischio che il Gravel si snaturi e diventi una brutta copia delle gare su strada?
Dopo questo inizio provocatorio, tengo a precisare che gli italiani Gravel sono stati un successo: gli atleti presenti si sono divertiti e l’organizzazione si è comportata egregiamente. Aria di disciplina nuova, aria di novità, e questi aspetti sono sempre ossigeno per gli eventi sportivi.
Però, essendo una disciplina agli inizi, è giusto farsi qualche domanda su dove voglia arrivare precisamente il gravel e se si debba correggere il tiro per le prossime edizioni.
LA NOSTRA OPINIONE
Sicuramente, e questa è una mia opinione personale, si dovrebbe pensare al gravel come ad una disciplina che non ha nulla a che vedere con XC o Strada: Gravel è avventura, Gravel è scoperta, ecco quindi che il Gravel dovrebbe affrontare chilometraggi ben più lunghi o situazioni nuove che mettano in crisi chi mette i watt al primo posto (e magari con test finale anti gamba depilata o barba rasata).

Nell’edizione di Argenta si è vista una media elevatissima e dinamiche tipiche del ciclismo su strada: infatti i pro stradisti hanno dominato, meritatamente, la gara.
QUALI IDEE?
Il gravel deve mettere in luce skills nuove e non permettere ad atleti che per tutto l’anno praticano strada o XC, di iscriversi e vincere la gara (o almeno non così facilmente). Altrimenti si trasformerebbe in uno sport si serie B. Bisognerebbe un po’ togliersi dall’agonismo sfegatato, non intrinseco del gravel, e capire che qui c’è bisogno di un format gara diverso: l’agonismo ci sarà sempre, specialmente quando c’è in palio una maglia, ma sotto una forma diversa.


Ad esempio la Unbound (mondiale non ufficiale del Gravel a cui ha partecipato anche Sagan quest’anno) è una gara di 321km, o la SBT Gravel (vinta da Keegan Swenson) di 227km. La distanza estrema porterebbe degli atleti nuovi a presentarsi al via. Oppure, altra soluzione, potrebbe essere un format di più giorni, o una partenza in serata per trovarsi a gareggiare di notte. Tutti aspetti avventurosi tipici del Gravel che facciano emergere tutti quelli che fanno del Gravel la propria vita.
Detto questo, sono conscio che il gravel può star bene anche senza agonismo e infatti ben vengano tutti quei raduni ed eventi che non mettono la classifica al 1° posto. Però, se in futuro c’è da dare un titolo italiano Gravel, è giusto che si ragioni tutti assieme se il format gara è quello giusto.
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