Molto spesso al concetto di allenamento si associano parole come sacrificio e fatica; due vocaboli che sovente possono avere un’accezione negativa e che se mal inseriti nel ragionamento, potrebbero diventare dei boomerang controproducenti.
E’ evidente che, soprattutto in sport come il ciclismo e la MTB, lo sforzo fisico è una componente basilare per l’ottenimento di un risultato, non per nulla vengono classificati come sport di fatica.
Questo però non significa che un piano di allenamento debba prevedere solo sfiancanti allenamenti con sforzi titanici e un interpretazione del biker come di un mulo da soma obbligato solo a sudare e faticare.
Sono importanti le ore di sella, senza lavori in soglia o di resistenza al lattato non si vincono le competizioni; così come l’assenza di lavori di atletismo che stimolino la velocità alla massima potenzialità, non permetterà di primeggiare anche nella gare di dh. importante.
Oltre alla fatica c’è di più
Ma accanto alle tradizionali qualità da allenare, ci sono molte altre skills da prendere in considerazione. Punti di vista che spesso necessitano più di sforzi mentali che non fisici, ma che sono quei dettagli che permettono di fare differenza fra un successo o una sconfitta.
Lavoriamo sulla mente
Da qualche mese questa rubrica ospita anche i consiglio di Alberto Botta, mental coach che grazie alle sue pillole informative ci ha aperto le porte ad un modo di approcciarsi all’agonismo dal punto di vista cognitivo. Un lavoro che gli atleti evoluti fanno ormai da tempo e che si sta affermando anche ai livelli intermedi e che serve ad ottimizzare la nostra consapevolezza e il nostro potenziale. Anche questo si chiama allenamento, così come sono sempre di più gli atleti che si affidano a pratiche come lo yoga per perfezionare i loro tempi di recupero e per trovare la massima concentrazione prima di un evento. Da tempo consiglio di approcciarsi al training autogeno come allenamento mentale da affiancare a quelli fisici.

Usiamo bene le action cam
I dettagli fanno la differenza, quanto volte avete sentito questa affermazione?
Mutuando le esperienza avute in altri ambiti sportivi come lo sci e la pallacanestro, posso affermare che per un rider moderno poter analizzare le proprie discese o la propria posizione in sella durante una ripetuta a tutta o durante una lunga salita, può essere utile per verificare il comportamento del corpo; studiando, ad esempio, se le gambe mantengono lo stesso modo di spingere per tutto il tempo, oppure se ad un certo punto si incomincia a ‘tirare’ con la schiena. Tutti elementi che per un occhio esperto possono significare debolezza di alcuni gruppi muscolari e permetto correzioni importanti al fine della prestazione.
Nello stesso modo anche analizzare le proprie discese può mostrare errori di tecnica o di posizione in sella che possono trovare un supporto con alcuni esercizi mirati. Ad esempio, entrare con la spalla durante una curva, spesso è segno di debolezza del bicipiti e in generale della muscolatura della cuffia dei rotatori, così come una posizione poco caricata sull’anteriore spesso è la conseguenza di un lavoro errato sugli ischicrurali e sulla muscolatura paravertebrale, che portano ad un repentino affaticamento e sovraccarico della muscolatura dei pettorali.
Allenamento da officina
Verificare la posizione delle leve freno, regolare il manubrio perchè affatichi meno i nostri polsi, conoscere bene le diverse regolazioni possibili sulla nostra bici; sono tutti elementi che hanno bisogno della nostra attenzione e possono essere inseriti in quella categoria di allenamenti statici di cui stiamo parlando.
Tutte dinamiche in cui lo sforzo fisico è sostanzialmente assente, ma che permettono di acquisire altre capacità importanti per il raggiungimento dell’obiettivo principale, VINCERE.

Per molti ma non per tutti?
È chiaro che non tutti possono dedicare così tanto tempo alla ricerca della perfezione; spesso questa è una prerogativa dei professionisti, ma sapere che soffermarsi sui dettagli può fare la differenza, dovrebbe permettere di scegliere meglio le attività da svolgere e gli obiettivi da porsi anche all’amatore, che magari perde 30′ su Instagram invece di approfondire meglio il cinematismo della sua nuova MTB o il funzionamento delle regolazione del suo mono.
