LINK al post/profilo di Omar di Felice su Facebook.
È sempre bello “tornare a casa”, che significa riabbracciare le care vecchie abitudini. Tra queste, ovviamente, pedalare sulle strade “italiane”.
Faccio una premessa: in India non è che si guidi “bene”, tutt’altro. Ma le cause dietro il traffico e una certa mancanza di disciplina sono diverse da quelle che popolano le nostre strade. C’è molta mancanza di conoscenza delle regole di guida sicura, infrastrutture (strade) carenti e veicoli senza sistemi di sicurezza adeguati. Ma non manca una cosa: IL RISPETTO. Nonostante il caos tra le strade non ho mai visto un braccio levarsi per mandare a quel paese qualcuno, o un finestrino abbassato per insultare un ciclista o un pedone, nè manovre da “bulli” della serie “se non ti levi ti schiaccio come una mosca”.
Appena rientrato in Italia e presa la bicicletta dopo neanche 500 metri la prima scena: furgoncino che dapprima mi supera fregandosene della distanza di sicurezza in fase di sorpasso (motivo per cui MAI stare schiacciati sul limite destro della carreggiata ma lasciare sempre ADEGUATI centimetri per poter rientrare quando l’automobilista di turno ti fa il pelo), quindi inchioda davanti a me, mi taglia la strada e sale con le ruote sul marciapiede. A mia domanda “Scusa ma cosa stai facendo?” parte l’insulto “Aò io sto lavorando!”
Come se il lavoro fosse un lasciapassare per qualunque regola da infrangere.
Rientrato a casa, poi, apro STRAVA e trovo il titolo eloquente di uno dei piu grandi ciclisti attuali, il belga Wout Van Aert che la dice lunga sullo stato della guida in Italia. E badate bene, è un ciclista belga (per tutti quegli italiani che “all’estero i ciclisti si comportano diversamente, ecco perchè vengono rispettati”… BALLE!), quindi dovrebbe avere uno stile di guida e pedalata che non indispettisce l’automobilista medio.
Oltretutto in un paio di chat con alcuni colleghi pro-ex pro ieri è stato un tam tam di “in italia sempre peggio…” “Ma come fate a rimanere a vivere e fare sport in un Paese dove non si può circolare?” e così via.
Io non sono neanche troppo stupito, sono nella fase della “constatazione” che questo Paese sia nel pieno della deriva culturale inarrestabile, e che non ci sia l’interesse al miglioramento. La selezione naturale è abbastanza evidente e sempre più gente emigra a fronte di un turismo in netto calo (resistono ancora le grandi città d’arte, ma è un’illusione: in tutti gli altri settori ormai si fanno scelte diverse) e di una vivibilità sempre più bassa nonostante ci sia ancora chi difende a spada tratta un Paese indifendibile, dove si “vive bene” se si fa parte di una delle tante classi che godono di privilegi tramandati fedualmente di generazione in generazione, salvo fregarsene dei “giovani”.
Un Paese vecchio per “menti vecchie” che non si preoccupano delle costanti figure di gesso che ci facciamo ogni volta che uno straniero proveniente da un Paese più civile ci mette di fronte a situazioni come quelle sperimentate da Wout Van Aert. Che vergogna ospitare un grande campione e leggere questo tipo di commento – Omar di Felice

