La bici, tra i mezzi più ecologici al mondo, non è vista di buon occhio nel Parco Regionale della Lessinia. Possibile che nel Parco della Lessinia venga vietata TOTALMENTE la circolazione bici senza apporre relativi cartelli “perché permesso dal regolamento”?
Ok, il titolo è una provocazione visto che si parla di Lessinia e Carega: in Lessinia nessun problema a girare in auto per arrivare al rifugio di fiducia mentre sul Carega, nel parco della Lessinia (a pochi km di distanza), non si può girare in bici.
Ci ha pensato anche Raffaele Ganzerli a porsi questo dubbio, proponendo altri ottimi spunti di riflessione sul suo Blog MTB “Enduro Senza Fretta”. Tutto è nato questa Estate dopo alcune segnalazioni di utenti fermati dai Carabinieri Forestali e multati (102 euro a testa, ndr) per il semplice fatto di girare in bici in sentieri di media montagna (dico media montagna perché, nella maggior parte dei casi, non si superano i 2000 metri). E la beffa nasce spesso dalla inconsapevolezza di aver violato la regola, visto che non ci sono segnaletiche nel parco. Se si fa notare questo aspetto, la risposta è:”non abbiamo l’obbligo di apporre tale documentazione sul territorio”.
MAPPA PARCO DELLA LESSINIA
REGOLAMENTAZIONE
ARTICOLO 5 (TRANSITO FUORI STRADA)
1. E’ vietato il transito di mezzi meccanici fuori dalle strade, sui sentieri, sulle mulattiere, sulle piste da sci, sui tracciati degli impianti di risalita. Sono esclusi da tale divieto i mezzi necessari per i lavori agricoli e
boschivi, i mezzi della protezione civile, del Soccorso Piste, del Soccorso Alpino, dell’assistenza sanitaria
e veterinaria e della manutenzione delle piste da sci esistenti.
CI SONO DELLE SOLUZIONI?
Vietare non sembra un ragionamento molto produttivo in termini di turismo ma, soprattutto, di libertà verso quegli utenti appassionati di montagna che vogliono usare la bici per assaporarne ogni angolo. Sarebbe bello pensare un pelino più in grande e, invece di vietare totalmente, proporre la chiusura alle bici il fine settimana (se il problema è la convivenza con i pedoni) oppure pensare a una limitazione delle e-bike (se il problema è la sicurezza: per favore, e-biker esperto non guardarmi male) o abilitare il passaggio solo con guida in modo che si possa avere un controllo migliore del flusso, un dialogo tra le guide e gli enti forestali, e per finire maggior sicurezza.
Ma rimango dell’idea che regolamentare tutto, come sta succedendo sempre più spesso in svariati ambiti, non è la soluzione: bisogna lavorare per sensibilizzare gli utenti e portare le persone a godersi la montagna nel suo essere. Ed essere tolleranti senza avere l’arroganza di pensare che LA PROPRIA PASSIONE DEBBA SUPERARE QUELLA DEGLI ALTRI. Trovare persone presuntuose e arroganti nei confronti delle bici solo perché qualcuno ha deciso che in quella particolare zona non si debba girare, è una sconfitta per l’umanità. In poche parole, CI VUOLE DIALOGO e rispetto: da entrambi i lati.
MA PERCHE’ NON SI PUO’ GIRARE IN BICI?
Si parla di ‘distruzione dei sentieri’ o di ‘inquinamento acustico’. E le allegre famiglie con bambini che vanno in montagna a correre ed urlare non è inquinamento acustico? Ma io in bici non ho mai pensato di avviare una battaglia: continuo a pedalare e mi guadagno un posto più in alto dove sicuramente il silenzio regna sovrano (se è questo che sto cercando).
Altro tema riguarda il fatto che le bici rovinano i sentieri: questa è la frase tipica quando si parla di divieti alle MTB. Io cammino molto in montagna e la montagna si muove, è in continua mutuazione. Dopo degli inverni nevosi o funestati dal maltempo, i sentieri franano o si interrompono: questa è la natura! Bisogna solo armarsi di pazienza e rimettere in sesto. Nei Trail da bici si chiama ordinaria manutenzione.
Basta una giornata di tempesta in alta montagna per fare i danni che fanno le MTB in un anno (riferito a comprensori che vivono di MTB con centinaia di passaggi giornalieri). Mentre in zone come la Lessinia, esempio, non basta una vita. Mai visto un sentiero franare per il passaggio delle MTB. Invece, dopo una giornata di maltempo, capita. Questo non giustifica il fatto che si può fare perché ci sono delle calamità naturali che distruggono tutto, ma è per far capire che non si ha bene chiaro il focus. E ricordo che i Trail si rimettono in sesto, non si tratta di danni permanenti lo spostamento di terra che possono fare migliaia di passaggi di bici. Nei comprensori dove si vive di questo si fa una manutenzione ordinaria che non provoca inquinamento o altro: si tratta solo di prendere una zappa e riassestare il terreno.
Tengo a precisare che sono contro il turismo di massa in certe zone, la montagna va vissuta diversamente, ma interdire totalmente il passaggio in un ambiente naturale, senza una soluzione alternativa, è una chiara violazione della libertà.
Tale messaggio è stato inviato anche a chi di dovere e stiamo cercando di sensibilizzare gli enti per arrivare ad un dialogo costruttivo. BASTA PRECONCETTI CONTRO LA MTB: anche chi va in bici ama la natura ed è un’escursionista a tutti gli effetti.
Se davanti ai nostri occhi vediamo un utente con bici in difficoltà non c’è da urlare AL LADRO! È semplicemente equiparabile ad un escursionista in precario equilibrio con le Vans: anche lui è un pericolo per noi e per gli altri. E di chiamate al 118 di questo tipo ce ne sono parecchie. Va solo creata sensibilizzazione (che non c’è visto le persone che spesso trovo in montagna) e creata cultura (NON DIVIETI). Il caro, vecchio, ecologico, sostenibile, BUON SENSO.
Questo articolo tocca anche tanti altri territori che sono nella stessa identica situazione. E ricorda: se oggi sono le MTB, domani potrebbero essere i pedoni a dover pagare un biglietto per camminare in montagna “perché Parco protetto”.
Se vuoi approfondire l’accaduto riguardante i ciclisti multati, ti rimando all’articolo su ‘Enduro senza Fretta‘: puoi trovare le foto dei verbali e la relativa regolamentazione completa del Parco. Sperando in un futuro migliore, Ti saluto e ti auguro buono sport all’aria aperta.