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C’è vita nei boschi dell’alto Vergante


Questo mese lasciamo l’alta montagna per una serie di giri collinari, andiamo nell’alto Piemonte, sulle pendici del Mottarone, porta d’ingresso verso le alpi. Ci addentreremo nei suoi boschi meridionali, un area vasta, che parte dal Cusio e dal lago d’Orta per raggiungere Stresa e il lago Maggiore, dove possiamo prendere la funivia, arrivare in vetta e ricominciare daccapo. Questa volta ci concentreremo sul Vergante, dove diverse realtà hanno deciso di mettere in comune la propria passione e dare vita ad un resort che conta più di 50 km di percorsi tracciati, segnati e puliti tutto l’anno.

Sono molti i trail già entrati nell’immaginario comune di numerosi biker provenienti dalle città del nord ovest, la Rana, il CG, la Scaletta e poi il Bogianchini o maraton del Mottarone, un secret spot che dalla vetta porta in un punto non ben precisato del nulla, ma lo fa con stile e adrenalina, tanto che è ormai entrato nelle linee preferite dagli stranieri e presente in numerosi siti europei.

Abbiamo incontrato i Lupi del Cornaggia, le volpi di Invorio e i Cips, per farci raccontare la loro storia e il motivo che li ha spinti ad abbracciare decespugliatori soffiatori e falcetti per recuperare vecchie mulattiere e sentieri ormai dimenticati, donandogli una nuova vita  fatta di ruote artigliate, fruscio di foglie e tintinnio di ruote libere.  Vi parleremo di loro alla fine di questo primo episodio della saga dedicata al Mottarone, al Vergante e alla gemme nascoste di questo territorio.

Due salti alla cappella del Vago, crocevia di diversi Trails

LA PRIMA PARTE

Come detto inizialmente in questo numero ci occuperemo di un a prima parte dei sentieri. Noi partiremo da Armeno e ci dirigeremo verso Ameno (di cui vi avevamo già parlato qualche anno fa) e da lì verso il monte Barro, per saggiare alcune delle discese più conosciute di questa arena dedicata alla MTB.

La partenza è bucolica, campi, mucche al pascolo anche in questo strano inizio d’inverno, un maneggio un avventure park e poi si sale. Qui la quiete dei piccoli borghi regna sovrana, il silenzio è un compagno costante, si sente solo il respiro di chi pedala e il suono delle foglie che non vogliono abbandonare i propri alberi. Vecchie dimore recuperate si alternano a cascine per il ricovero degli attrezzi, salendo il panorama si apre e il Rosa, con la sua maestosità, svetta al di sopra di ogni altro monte, come volesse dimostrare la sua imponenza.  La frenesia è un lontano ricordo, qui. A pochi minuti dalla civiltà è possibile ritagliarsi un momento di introspezione e serenità.

 Gioco in casa su queste colline, sono stato il mio parco giochi fin da quando, ancora ragazzino, ho deciso di intraprendere il viaggio a due ruote che ancora oggi prosegue, senza una meta precisa ma con la consapevolezza che il costante movimento dei pedali non si arresterà mai. Una delle peculiarità di questa zona è la sua accessibilità, in breve ci si trova immersi in un bosco che allontana la frenesia del mondo moderno. Non occorre avventurarsi su ripide montagna o in luoghi nascosti per trovare tranquillità, qui è alla portata di molti, basta aver voglia di muoversi e scoprire nuovi posti.

Salita verso la cappella del Vago con il Monte Rosa che ci osserva

Detto così però sembra un posto noioso, di quelli per frikkettoni tutto yoga e meditazione, dove il suono delle campane tibetane sia l’unico udibile, ma non è così. Come anticipato inizialmente grazie al lavoro di diversi gruppi, questa area ha trovato una nuova linfa vitale nella MTB, ritagliandosi un suo spazio fra le mete predilette dai biker della vicina Milano e non solo. 

impostando una curva su Lo Zio

Trail filanti, alla portata di molti, dove chi è abituato alla velocità troverà di che divertirsi, ma anche il weekend warriors di cui avevamo parlato in un editoriale qualche tempo fa, troverà di che divertirsi. Percorsi mai violenti, fluidi e divertenti, l’ideale per chi si approccia alla MTB per puro diletto, magari senza una preparazione fisica al top e con un bagaglio tecnico ancora da costruire. Girare su questi terreni è un trip, qui non esistono risalite furgonate, lunghe ed estenuati strade asfaltate, qui è tutto vero off road, gippabili che ti portano a spasso per i boschi e trail curati, puliti e giocosi.

l’immagine de ‘Lo Zio’ personaggio mitologico che si aggira per i boschi del Vergante

Noi abbiamo girato su Lozio, il cg la rana, nomi originali, spesso enigmatici o surreali, ma che incarnano in pieno lo spirito scanzonato e divertito dei suoi artefici. Chi non conosce Lo Zio difficilmente capirà l’ironia del trail a lui intitolato, questo però non gli impedirà di apprezzarne la bellezza che sprigiona da ogni curva, sasso, radice e contropendenza…ok difficilmente capirà anche quest’ultima frase. Ma al di là della goliardia che è presente anche nei post sui social utilizzati per comunicare raduni, chiusure per manutenzione o altre info utili al biker, i sentieri dei lupi restano il top per chi interpreta la MTB come momento di svago fra amici, distributore di adrenalina, dopamina e qualsiasi altra molecola che finisca con il suffisso INA e che venga prodotta dal nostro corpo in modo naturale durante l’attività fisica.

Ma chi sono i Lupi del Cornaggia e le volpi d’invò? I lupi sono un gruppo storico, nato assieme alla MTB.  Hanno da sempre l’obiettivo di avvicinare le persone alla pratica di questo sport. Ricordo gare mitiche sui sentieri del Vergante e già allora si capiva che questa zona aveva del potenziale. Ora proseguono il lavoro iniziato anni fa, collaborando con le amministrazioni locali per realizzare un progetto di rilancio del territorio attraverso la bici, il tutto però restando nel solco delle norme e in collaborazione con gli enti preposti alla tutela e al governo dei comuni interessati, l’unica via possibile per costruire un piano che possa essere sostenibile nel lungo periodo. I numeri danno loro ragione, grazie alla verifica incrociata dei dati di Strava, dalle interazione con Facebook e alla verifica sul campo, sono riusciti a realizzare una stima precisa dei frequentatori dei loro sentieri, sia dal punto di vista dell’anagrafe che dei luoghi di provenienza che delle bici utilizzate. Un insieme di mini ‘big data’ importanti sia per lo sviluppo del loro progetto che di quello di altre realtà che vogliano seguire la loro strada.

Le volpi nascono pochi anni or sono per recuperare vecchie carregge ormai abbandonate, fra i loro progetti vi sono dei corsi di sensibilizzazione tenuti nelle scuole per avvicinare i bambini alla natura e al bosco. Un progetto interessante e meritevole di attenzione. Organizzano eventi dedicati all’outdoor in generale, dai raduni per le MTB ai trail per i runner, il tutto per diversificare l’offerta. Queste le realtà che hanno contribuito alla realizzazione di questa parte della vergante bike arena che sta prendendo forma in questi mesi, sul prossimo numero proseguiremo il racconto andando a scoprire l’area più xc frendly del resort assieme ai CIPS.

Info:

Mtb traveler: Tagliaferri-mtbtraveler.com

Lupi del Cornaggia: https://isentierideilupidelcornaggia.wordpress.com/

Volpi d’invò: www.volpidiinvorio.com



Scritto da

marco.tagliaferri@365mountainbike.it Redattore ed esperto di viaggi in mountain bike. Chiropratico e personal trainer, da anni al seguito di alcuni dei più forti interpreti nazionali dell'enduro mtb.

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