Martino Fruet (21 Luglio 1977) sicuramente tra i più forti discesisti a livello mondiale. Nel 1999 arrivò 3° al mondiale under23 dietro Marco Bui e Cadel Evans. Nel 2000 vinse la prova di coppa del mondo in Messico. Fu campione nazionale XC nel 2002, 3° nel 2006 e 2° nel 2011. E ancora oggi è sui campi di gara a mettere dietro fior di ragazzini.
Spazio alla video intervista e, più sotto, al tu per tu in forma testuale.
Martino, qual è il tuo segreto di giovinezza?
Ma è sicuramente la parola che ci sta in questo aspetto è la multidisciplina: aver cambiato tante discipline aiuta perché ogni disciplina ha il suo ambiente. Quindi stare in altri ambienti ti dà qualcosa in più. E ogni disciplina ti dà un qualcosa che può essere usato poi nell’altra: anche a livello tecnico e atletico. Quindi negli ultimi anni avere diversi obiettivi in diverse discipline sicuramente mi ha dato uno stimolo in più.
Per esempio?
Esempio a me non piace tanto il reparto marathon: gare lunghe e, tra parentesi, un po’ noiose perché la tecnica viene meno. A me piace più il tecnico che l’atletico e quindi magari avessi fatto solo marathon avrei smesso prima. Invece facendo tutte queste discipline, compresa l’e-bike, mi tengono su con la motivazione.



Però le prime Cross Country erano praticamente delle marathon a livello di durata.
Non è tanto per la durata ma proprio per la tecnologia: a me la granfondo piace, se presente un percorso decente e una durata nella media. Non è che non piacciono. Però ho fatto, esempio, una 100 km di forti e ora come ora non mi dice più niente. Con le bici che abbiamo adesso è solo atletica.
Mi ricordo il primo campionato italiano Junior (Pila 1993): erano più di 2 ore e di fatto avevo l’età dell’allievo perché allora non c’erano ancora gli allievi.
LA VITTORIA IN COPPA DEL MONDO NEL 2000
Ma questa tua predisposizione al tecnico perché non ti ha fatto passare all’enduro?
All’Italiano Enduro 2015 sono arrivato tra i due fratelli Lupato e mi ricordo bene che Denny mi chiese:”ma quando è che passi all’enduro?”. E così abbiamo fatto due chiacchiere ma la risposta è stata:”penso che economicamente sto meglio nel cross-country”. Tengo la mia disciplina nel cuore. E poi aggiungo le altre. Ci fosse stato l’enduro all’inizio della mia carriera probabilmente sarei diventato un endurista. Anche se ritengo che la bici da cross country sia la bici tuttofare: se devi avere una bici, quella bici la Cross Country, soprattutto con le geometrie e tecnologie di adesso.
Come bici personale cosa hai oltre al cross country?
Ah beh, io tengo Cross Country front, Cross Country Full, Enduro, e-bike, strada, ciclocross 1, ciclocross 2, ciclocross2. Comunque tutte le bici, a parte la strade, le uso per correre. Con la strada ho fatto qualche gara fino agli under 23, i primi anni e poi basta: la uso come preparazione, niente di più.

Quest’anno il focus dove dov’è diretto? Sicuramente a Nalles sarai presente.
Si, finché la fanno ci sarò, sono alla 22^ partecipazione di fila, non ho mai mancato ad una edizione.
Che obiettivi ti sei dato quest’anno?
Obiettivi alla mia età sono sempre una parola grossa. Comunque voglio ben figurare agli Internazionali d’Italia. E poi volevo fare un po’ più elettrico se riesco, con un focus sulle gare a tappa stile Mont Blanc che sono interessanti. E delle gare di e-EDR, cioè enduro elettrico, che non ho mai provato.


Come ti giudichi a livello teorico sul mondo della MTB?
Teorico bene poi ripeto, la memoria ultimamente non è più quella di una volta, però ho vissuto proprio tanto della storia della mountain bike: sono trent’anni che corro, non proprio pochi.
In bocca al lupo a Martino per questa ennesima stagione in sella ad una Mountain Bike.
