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Mike Sinyard:”Ero pazzo per le biciclette”

Il californiano Mike Sinyard, direttore generale della Specialized, ha vissuto in prima persona la nascita e lo sviluppo della Mountain-Bike.

Mike Sinyard
Il fondatore di Specialized Mike Sinyard, ora non più al comando

Dopo le dimissioni di Mike Sinyard da “boss” Specialized, ecco un articolo storico tratto da Tutto Mountainbike del 1989, a cura di Caroline Hamille, che ripercorre la storia di Mike.

Stavo nel giro delle corse su strada, in Europa , dall’Olanda all’Italia. Mi sono accorto del gran numero di fabbriche tipo “Regina_Chain”, ho preso dei contatti. Sono tornato negli Stati Uniti. Allora c’erano dei piccoli costruttori di telai, come quelli di Marin County, che erano anche amici; con loro sono stato
coinvolto in quella che chiamiamo il “grass root level” delle MTB. Era all’inizio, io andavo
pazzo per le biciclette e ho capito che era molto eccitante …

Nel 1974, avevo ventiquattro anni, abbiamo incominciato importando dall’Europa, dall’Italia, varia componentistica. Erano anni di boom per la ricerca europea, trovavo pezzi che da noi non c’erano.
Tim Neenan, un ragazzo molto dotato che lavorava con noi, ha disegnato la nostra prima MTB. Quando. l’abbiamo realizzata, nella metà degli anni ’70, tutto era molto difficile perchè non era disponibile ciò che ci serviva, pneumatici, tubi. Però siamo stati i primi a fare una MTB in serie, due anni prima di ogni altro.

L’IMPRESSIONE DI AVERE QUATTORDICI ANNI

Non ho annusato l’affare, come si dice di qualcuno che ha sfondato e ha naso per gli affari…, sono stato coinvolto dalla MTB dal punto di vista del ciclista, il ciclismo era quello che facevo per passione, dunque sapevo quale era il punto di vista dell’utente. Per questo, forse, ho capito molto presto per la MTB.
Rappresenta un nuovo modo di espressione, perchè la bici da strada, certo era fantastica, ma aveva qualcosa di così serio …. , con la MTB invece chi vinceva le gare era quello che si divertiva di più. La MTB ti dava l’impressione di avere quattordici anni e di spassarsela, come andare sul surf …

LA CALIFORNIA E ANCHE IL COLORADO

Il terreno è perfetto. E poi, in questi due posti, la MTB è adatta allo stile di vita.
La gente qui ha sempre cercato modi alternativi di vivere all’aperto e questo dà, come dire, una curiosità maggiore verso le cose nuove. All’est non è così, là sono più “freddi”…
Noi lavoriamo per un pubblico molto vasto, i bambini e i pensionati, anche se la maggior parte è fatto di giovani. Quasi tutti hanno una bicicletta, soprattutto le donne che in America, credo, sono più della metà di chi pratica.

ABBIAMO LAVORATO OGNI ANNO PER FARLE DI VENTARE PIÙ LEGGERE

ziò che impariamo ci viene dalla squadra. Sono quattro atleti davvero forti. Loro ci hanno insegnato molto. Naturalmente abbiamo un reparto sviluppo, ci lavorano sette persone, è di lì che arrivano le soluzioni. Collaboriamo anche con gente di fuori, abbiamo parecchi amici a cui possiamo proporre una
ricerca comune. All’inizio le MTB erano molto pesanti. Abbiamo lavorato ogni anno per farle diventare più
leggere e per darle la funzionalità delle biciclette da strada.

CICLI AMERICANI E CICLI ITALIANI

In Italia si fanno delle ottime MTB, penso però che la produzione americana curi meglio l’omogeneità delle varie componenti della bicicletta. Troppo spesso nelle biciclette italiane c’è un misto di cose differenti, come livello, tra di loro: telai di classe su pneumatici che non vanno bene e così via.

A PROPOSITO DI TELAI NON IN ACCIAIO

Penso che qualcosa valgano. No, non parlo di quelli in alluminio, perchè per raggiungere le qualità di resistenza dei telai abituali devono pesare dr più, almeno fino a quando non si faranno significativi passi in avanti nel trattamento dell’alluminio. Per quello che è la tecnologia odierna, non ho ancora visto niente
di soddisfacente. E poi affatica troppo. La fibra in carbonio, invece, migliora il peso della bicicletta e la sua rigidezza. E io sono tra quelli che pensano che è anche piacevole da guidare:
la tecnica “bonding” (tubi di fibra di carbonio incollati a raccordi interni) è stata sufficientemente sperimentata, così è costruita la nostra “Epic;”.

Si tratta ora di vedere che risultati possono dare i telai stampati in un solo pezzo (“molding”): come per esempio la Kestrel. Può essere molto interessante, bisogna però eliminare i problemi di peso che ancora ci sono. La fibra al carbonio applicata alla telaistica non interessa solo i corridori. Non è un materiale
riservato unicamente a loro.
C’è un sacco di gente che la può volere, anche l’utente della domenica, che vuole possedere qualcosa di diverso. È chiaro però, che se il materiale ti fa fare un salto di qualità, ancora lo paghi di più in relazione al di più che dà.

UNA DEFINIZIONE

Una definizione? La MTB è una bicicletta che è stata disegnata per andare fuori strada. Ma sarebbe molto più bello dire che è un virus…



Scritto da

[email protected] Sono un appassionato di tutto ciò che ha 2 ruote: in età giovanile ho praticato agonisticamente il ciclismo su strada e su pista con buoni risultati. All'età di 18 anni sono passato nel cross country gareggiando a livello nazionale/internazionale come U23. Passato Elite, ho fatto la scelta di prendere le cose più alla leggera dal punto di vista dell'allenamento, ed ecco che è nato l'amore per le discipline gravity, formandomi come maestro e guida FCI MTB. Ora ho fatto della passione la mia professione gestendo 3 centri MTB all'isola d'Elba (Elba MTB), creando il FANTAmtb e raccontando in modo ironico, ma professionale, tutto quello che ruota attorno alla MTB grazie a 365mountainbike e 365TV (YouTube 'PULITI dentro BIKER fuori').

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