Lasciarsi alle spalle il brusio e l’adrenalina delle corse ha lasciato Innes con un vuoto nella sua vita, difficile da riempire. Questo lo ha portato sicuramente a lotte interiore e mentali. La storia di Innes Graham è piena di alti e bassi, molto ispirante e si tratta di una di quella storie che ti fa capire che vivere uno sport ad alti livello non è semplice: fare il pro di downhill potrebbe essere un sogno ma anche trasformarsi presto in un incubo.

Innes è sempre stato appassionato di bici: nel 2010, a soli quattordici anni, ha costretto il papà a farlo partecipare all’intera serie della Scottish Downhill Association (SDA) e fin dall’inizio è stato chiaro che avesse un talento. Nel 2012 si cominciò a fare sul serio con il passaggio al team Lapierre Cadets e gli allenamenti nella sua zona natale, Tweed Valley: in quell’anno vinse molte corse a livello nazionale.
Innes da Juniores (2013/2014) era un ottimo atleta, con vittorie importanti a livello nazionale e podi in World Cup, e la fiducia di Mondraker che lo prese nel suo team: da juniores 1° anno ha raccolto un 5° posto a Leogang, un 2° posto ad Hafjell e un 4° posto a Mont Sainte Anne.
Da qui inizia un periodo brutto di infortuni:”mi sono rotto il calcagno, mi sono rotto entrambe le clavicole, spalla e mi sono lussato l’anca. E probabilmente c’è altro che non riesco a ricordare…“
Il 2015 ha segnato il primo anno di Innes nella categoria élite. “Ho iniziato il mio primo anno negli élite molto forte, piazzandomi tra i primi 20 nella mia prima Coppa del Mondo. Quell’anno ho fatto davvero bene alle gare nazionali, ma non sono riuscito a portare quella forma nel resto della stagione della Coppa del Mondo”, ci dice. “Ho faticato sulle piste della Coppa del Mondo. Ero piuttosto piccolo e non in forma come alcuni dei piloti con cui mi stavo confrontando, quindi spesso sono uscito piuttosto insoddisfatto della mia prestazione. Guardando indietro, ho capito che il mio approccio alle corse era del tutto sbagliato. Ero concentrato solo sull’obiettivo finale, come un podio, piuttosto che puntare ad una crescita“.
Nel 2016 passa dal team ufficiale MS Mondraker a una realtà più piccola, il Team Propain Dirt Zelvy: tra i compagni di squadra troviamo Philip Atwill. E li arriva il terribile incidente:
“Sono atterrato su un ceppo d’albero e ho sentito il mio femore spezzarsi a metà. Ricordo di aver sentito un enorme “CRACK!” e sdraiato sul ponte con le gambe tutte incrociate pensavo: ‘Non è così che dovrebbe essere!‘
Innes Graham – enduro-mtb.com


Tornato nel suo piccolo appartamento nella Tweed Valley, combatte la sfida della riabilitazione. “A questo punto vivevo da solo, in un minuscolo appartamento. Non era una buona situazione dove trovarsi e zoppicare con una gamba rotta“. A questo punto, Innes ha iniziato a chiedersi cosa volesse veramente dalla vita: invece di concludere il “viaggio su due ruote” in quel fatidico giorno del 2016, Innes lo ha usato per riflettere, cambiare rotta e ritrovare se stesso.
“Sono stati gli infortuni a farmi davvero riflettere sulle corse. “Non è così divertente come una volta”, pensavo tra me e me. Stavo mettendo il 110% nelle mie corse e nei miei allenamenti. Tutto quello che ho fatto è stato pensare alla prossima gara e il più delle volte sono tornato a casa rotto e deluso. Penso che sia quello che ha ucciso lo spirito in me. Ho chiamato per non correre l’anno successivo e sono tornato a casa da mio padre per un po’“
Innes Graham – enduro-mtb.com

Incapace di andare in bicicletta, senza reddito e con tanto tempo libero, Innes ha dovuto trovare un lavoro come cameriere al ristorante. E questo ha messo a dura prova la sua salute mentale. “Non è qualcosa di cui mi vergogno“, ha riferito a enduro-mtb.com, “Penso che sia importante parlare di queste cose e portare alla luce che i problemi di salute mentale possono colpire chiunque, anche coloro che si dice stiano vivendo il sogno“.


Passare dall’essere un atleta ad alte prestazioni, con tantissima esperienza e buoni risultati alle spalle, ad avere un infortunio alla fine della carriera, sentendo poi la pressione di una stabilità finanziaria, è stato difficile:”Sono passato dal vincere gare, viaggiare per il mondo e vivere il sogno, come si suol dire, all’esatto contrario. È stato un grande contrasto e ha avuto un impatto sulla mia salute mentale, ma ho messo tutto sotto il tappeto e ho continuato. Le persone intorno a me, in quel momento, erano molto diverse dal mio essere e ho lottato molto con quelle relazioni“.
Sei mesi dopo il suo fatidico infortunio, Innes è stato in grado di tornare in bici, ma è nato l’amore per il BMX: nessuna regola, nessun agonismo, ma voglia di divertirsi e mettersi alla prova.

RITORNO ALLA MTB
L’amore per la MTB però non si può distruggere e nascondere sotto un tappeto, e ritorna prepotentemente 4 anni dopo. Innes avvia una collaborazione con un amico fotografo locale dove si presta a fare “il poser” su una bici RADON in Vans, jeans e maglietta. Riscatta la scintilla e Radon gli lascia la bici senza nessun contratto: basta che continui a girare in bici e rappresenti il marchio.



Poco dopo, Innes lascia il suo lavoro al ristorante e inizia a lavorare part-time come allenatore presso la Dirt School, una rinomata azienda di mountain bike, e avviando un’attività di fotografia seguendo molte aziende e atleti professionisti britannici e non solo. Nel 2021 partecipa al campionato nazionale britannico DH, sempre con tessera Elite, e chiude al 26° posto e, pochi giorni fa, vince la prima PS delle Enduro World Series chiudendo poi la gara al 3° posto! Ironia della sorte, l’anno prima aveva fatto il fotografo a tale gara.

Ecco il suo sito ufficiale di fotografia: link ed ecco la discesa vinta nella PRO Stage alla 1^ di EWS a Tweed Valley. La storia di Innes Graham è veramente ispirante e deve essere di riferimento per i più giovani riguardo la forza e la tenacia nell’affrontare la vita.
