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La storia del Superenduro Italiano

Il circuito Superenduro nel 2013 è cresciuto in modo esponenziale sotto ogni punto di vista. La Enduro World Series ha consacrato la disciplina grazie anche al contributo dei due protagonisti italiani: Franco Monchiero ed Enrico Guala.

Franco Monchiero ed Enrico Guala
Le 2 menti: Franco Monchiero ed Enrico Guala

PDF – 365mountainbike Gen/Feb 2014 | #24-25

I primi incontri e le prime riunioni per cercare di capire se e come avrebbe potuto prendere forma il progetto Superenduro risalgono all’inverno 2007.

ALBO D’ORO by fantamtb

Ad ospitare il gruppo di aspiranti organizzatori era la sala riunioni di Tutto Mountain Bike a Milano. Si fantasticava sulle possibilità, ma passo dopo passo tutto prendeva forma fino ad arrivare al primo calendario di gare. A quell’epoca l’enduro non era ancora il fenomeno commerciale che è oggi a livello mondiale. Era solo un’idea, anche se si poteva intuirne il potenziale. E in un baleno arrivò il giorno della prima gara. Era il 2008 a San Romolo! Un arco, un gazebo, i cronometristi e un palco piuttosto spoglio. Il primo podio composto da Simone Lanteri di derivazione xc, il francese François Dola e il discesista Davide Sottocornola, visto con gli occhi di oggi anticipava quello che oggi è chiaro per tutti e cioè che per vincere bisogna avere il fiato di un fondista, la tecnica di un discesista, ma soprattutto che un circuito ben organizzato riesce a coinvolgere anche i corridori degli altri paesi. Sono arrivati gli sponsor, ad ogni gara Pro l’area expo diveniva sempre più grande e il numero degli iscritti doveva essere limitato per permettere il corretto rilevamento dei tempi da parte dei cronometristi.

Anche i percorsi si sono evoluti di conseguenza, diventando sempre più tecnici e selettivi, degni di una prova di Coppa del Mondo. Da circuito nazionale diventare un Challenge d’interesse internazionale il passo è stato breve, anche se non certo facile. Poi la consacrazione mondiale con l’inserimento di due tappe dalla Enduro World Series che ha chiesto l’intervento diretto anche nell’organizzazione delle altre tappe ai due uomini che hanno inventato l’Enduro nostrano, un riconoscimento che ripaga la professionalità e l’impegno profuso in tanti anni di intenso lavoro. Nella notte di Capodanno è stato presentato il nuovo calendario 2014, che vede una nuova tipologia di competizioni, le Experience, che hanno il ruolo di fungere da porta di accesso a chi si vorrà avvicinare alla disciplina per poi salire di categoria con le Pro fino ad arrivare alle prove di EWS, la MotoGP della mountain bike. Spariscono quindi le prove Sprint che, nonostante l’impegno degli organizzatori, troppo poco differivano dalle Pro. Ma cos’altro ci aspetta per la prossima stagione? Facciamocelo raccontare direttamente dai protagonisti dell’intervista che pubblichiamo in esclusiva qui di seguito

COM’È NATO SE?

Franco Monchiero
Da giovane sono sempre stato un agonista competitivo e per alcuni anni ho partecipato a gare di qualsiasi disciplina ciclistica, ma avessi dovuto desiderare un format di gare ideale per il mio modo di interpretare la MTB, avrei voluto sicuramente gare simili a quelle che oggi organizziamo. Ho fatto Cross Country, ma non sempre l’aspetto tecnico della guida faceva la differenza, in questa disciplina direi che le componenti fondamentali sono la potenza fisica e le doti aerobiche, anche se ovviamente non bisogna sottovalutare l’aspetto tecnico, ma alla fine la differenza la fanno le gambe. Ho fatto Downhill, che mi piaceva moltissimo perché emergevano l’abilità e la destrezza nel condurre la bici. Ovviamente chi pratica questa disciplina e vuole ottenere buoni risultati non può sottovalutare una discreta preparazione fisica, ma sicuramente questo elemento è meno fondamentale. Se devo analizzare quale fosse la mia quasi frustrazione nel partecipare a gara DH, era il fatto di impegnare più giorni tra ricognizioni percorso e gara, ma che fondamentalmente tutto si decidesse in pochi minuti, con tempi morti interminabili dove non facevo altro che accumulare tensione.

Naturalmente ciò riguarda il mio punto di vista e non tutti devono per forza condividerlo. Quindi, come spesso è accaduto durante la mia vita, mi sono costruito qualcosa su misura. A parte gli scherzi, credo che l’enduro così come l’abbiamo pensato qui in Italia alcuni anni fa, sia veramente qualcosa che unisce tutte le caratteristiche importanti per un biker. Doti tecniche di guida, capacità di saperle amministrare per tante ore, forza fisica, ma anche elevata resistenza, insomma, nel Superenduro non si può trascurare nulla! Detto ciò, chi non conosce bene la nostra disciplina, potrebbe pensare che bisogna essere praticamente dei marziani super allenati, invece il paradosso e quindi la cosa forse più bella è che ci si può avvicinare alle nostre gare senza avere una preparazione super eccezionale, in questi anni ho visto un sacco di gente partecipare ad una nostra prova per la prima volta nella propria vita senza mai aver partecipato a qualsiasi altra gara e probabilmente con un allenamento minimo. Ovviamente ci sono diversi modi d’interpretazione, chi ambisce a fare risultati importanti deve sicuramente prepararsi bene, ma si può fare una gara Superenduro anche solo per divertirsi.

Come dico da tempo, SE riunisce un range di biker ampissimo come caratteristiche e doti tecniche, come nessun’altra specialità ciclistica sa fare. Le persone chiave sono sicuramente state quelle con cui per prime parlai di questo mio progetto e furono: Enrico Guala che la prima volta mi disse di andare AFF….. perché ero pazzo e lui non aveva tempo! Poi ne parlai con la redazione di Tutto-MTB che mi dettero ascolto e non solo, insieme tornammo da Enrico e questa volta riuscimmo a convincerlo! A proposito…. Caro Enrico, ora posso dirtelo, sei un gran pezzo di m…. visto che all’inizio non hai creduto in me!!! A parte gli scherzi, devo ringraziare Enrico perché ha sempre assecondato la mia visione e sfruttando le sue doti di comunicatore, ha saputo divulgare al mondo la filosofia del SE!

Poi non posso ricordare e ringraziare tutti e li nomino in ordine cronologico:
Enrico Pizzorni di Acqui Terme, che oltre ad essere un organizzatore, fu uno dei primi a condividere con me questo modo di interpretare la MTB.
Mauro Rosso e Daniele Vigliero di Piero, anche loro tra i primi a credere in questa mia pazzia, organizzando insieme una delle prime gare sperimentali (con quella di Cartosio)
Gli INSTANCABILI Cip, Luciano e Beppe senza i quali non si potrebbe fare nulla! L’unica difficoltà è procurare loro cibo in quantità sufficiente affinché abbiano le energie necessarie per lavorare.
Simon Cittati che ci insegnò l’arte della comunicazione!
Laura e Alberto, che sono diventati l’anima, le braccia e le gambe del nostro ufficio stampa.
Matteo Cappè, che con le sue STUPENDE immagini ha raccontato il Superenduro.
Matt Wragg, che ha raccontato Superenduro al mondo.
Stefano Bertuccioli, il jolly della comunicazione diviso tra comunicati e foto.
– tutte le organizzazioni locali, i club, le comunità di Biker che in questi anni hanno ospitato le tappe SE sia Pro che Sprint, preparando, con grande sforzo, sacrifici e dedizione, i migliori percorsi possibili ed una grande accoglienza.
– Infine ma non ultimi i rider che sono il vero motore del SE che con i loro consigli, suggerimenti e critiche ci hanno spronato e continuano a spingerci per fare sempre meglio.

Enrico Guala
Non ho molto da aggiungere a tutti quelli citati da Franco. Se non dire che ha fatto bene a rompermi le scatole per fare con lui il SE. Franco è il vero motore del SE anche se il suo carattere determinato ma allo stesso tempo schivo e riservato, sino ad oggi lo hanno tenuto più in “ombra” rispetto ai media mondiali. Se oggi l’enduro ha raggiunto il livello che tutti conosciamo una buona parte del merito va riconosciuta al nostro direttore di gara e ovviamente anche all’intero staff, che ha saputo organizzare e divulgare la “visione” SE a livello globale. Mi sento davvero fortunato a lavorare con un gruppo di persone così speciali. Ricordo la prima volta di Priero, mi ero appena rotto una vertebra e un braccio con la bici da Freeride, ma ero riuscito a farmi trasportare per “esserci”. L’anno dopo Franco ed io abbiamo dato il via al primo concorrente alla prima PS a San Romolo. Che emozione.

COME È STATA L’EVOLUZIONE DEL SUPERENDURO E PIÙ IN GENERALE DELL’ENDURO IN QUESTI 6 ANNI?

Enrico Guala
Fondamentalmente è diventato uno sport, una disciplina della MTB. Da come è partito ad oggi ci sono state enormi evoluzioni sia nei mezzi che nelle tecniche di guida e preparazione dei rider. Come tutte le discipline il percorso di maturazione ha aumentato il gap tra i top rider e gli appassionati che provano per la prima volta l’enduro. Per questo ser ve un’evoluzione delle competizioni proprio com’è avvenuto per la DH e l’XC.

CHI SONO STATI GLI SPONSOR CHE HANNO FATTO LA DIFFERENZA?

Enrico Guala
Tutti i partner di SE sono stati incredibili in questi anni. Ognuno a suo modo ha dato un supporto allo sviluppo della disciplina e della sua crescita. Anche facendo prodotti specifici e migliorando quelli esistenti. Ma la vera differenza l’hanno fatta quelli che non hanno partecipato. Quelli che beneficiano del lavoro di sviluppo della disciplina senza investire, ne nel circuito, ne sui rider. Quelli che parlano a vanvera di Enduro senza avere mai visto o percorso una PS. Il SE è una piattaforma di lavoro, una sorta di laboratorio sempre in evoluzione che ha bisogno del supporto dell’industria per potere migliorare i servizi e l’esperienza dei rider. Ecco mi piacerebbe che le aziende non ancora coinvolte facessero uno sforzo per dare il loro contributo e fare in modo che questo variegato mondo possa ancora svilupparsi e fare divertire in MTB più gente possibile.

SIETE SODDISFATTI DI DOVE E’ ARRIVATO SUPERENDURO OGGI? LA SUA EVOLUZIONE HA RISPECCHIATO LE VOSTRE ASPETTATIVE? IN MEGLIO O IN PEGGIO?

Enrico Guala
Difficile dire se sia meglio o peggio. Ci sono delle cose che ci piacciono ed altre che non ci soddisfano affatto. Per questo dopo Finale ci siamo fermati a riflettere. Molto. Anche pensando se fosse il caso di andare avanti o meno. Di abbandonare la “guida” della disciplina. Gli stati d’animo a fine stagione e dopo un evento così “forte” come Finale erano contrastanti. Sono emerse critiche di varia natura che abbiamo ascoltato e sulle quali abbiamo riflettuto. Alcune fondate e giuste, altre meno, altre no. Su queste abbiamo basato il lavoro di analisi e progettazione del 2014 sino a ritrovare entusiasmo e motivazione rimettendo al centro del pensiero le radici stesse del SE.

CHE RUOLO HANNO AVUTO I BIKER PRO?

Enrico Guala
Se mi guardo indietro scopro che PRO i piloti di Superenduro lo sono diventati con l’evoluzione stessa del circuito. Un percorso legato indissolubilmente al lavoro di comunicazione che ha permesso ai piloti vincenti, e non solo, di farsi conoscere dalle aziende e vice versa. Chi si ricorda della prima Superenduro a San Romolo? I piloti più conosciti erano i locali cross countristi di buon livello, ricordo che vinse Simone Lanteri che veniva dal Team Bianchi XC. Franco Monchiero Negli anni Davide, Marco, Andrea, Vittorio, Alex, Manuel, Maria Federica, Marianna, Chiara, Valentina, Laura e quelli e quelle che sono considerati/e top rider sono diventati parte integrante di SE. Per un paio di anni abbiamo anche avuto un comitato piloti che è una cosa che vogliamo assolutamente reintrodurre in futuro.

QUALI SONO STATE LE LOCALITÀ CHE MAGGIORMENTE HANNO INFLUENZATO SE?

Enrico Guala
Qui davvero non so rispondere. Credo che il successo del SE derivi proprio dalle differenze che ci sono tra le diverse gare e località. Prendi Sauze e Finale Ligure o Coggiola e Madesimo. Ogni località ha le proprie caratteristiche e si adatta ad uno stile di rider piuttosto che l’altro. Questa domanda sarebbe meglio porla agli oltre 4.000 rider che hanno fatto il SE.

QUALI LOCALITÀ NON SI SONO FATTE COINVOLGERE MA CON LA LORO PRESENZA NEL CIRCUITO AVREBBERO POTUTO CAMBIARE LE COSE?

Franco Monchiero
Ad oggi ci mancano le Isole ed il sud per completare la presentazione della nostra bella Italia In MTB. Alcune località anche importanti per la MTB hanno tentato di entrare ma ci siamo fermati di fronte all’impossibilità di offrire percorsi di vero Superenduro che possano soddisfare i nostri rider. Non abbiamo voluto scendere a compromessi ed anche se abbiamo perso forse delle opportunità, ci va bene così.

COME MAIL L’EST E IL SUD HANNO FATTO PIÙ FATICA , MENTRE L’OVEST È STATO PIÙ RICETTIVO?

Enrico Guala
Credo sia una questione di cultura mtb Gravity. È stato lo stesso anche per la dh. Poi forse c’è una certa diffidenza da parte dell’est mentre per il centro sud credo che avremo un buono sviluppo non troppo lontano, grazie anche all’impegno e al coinvolgimento di organizzatori, team e negozi che in Superenduro hanno creduto e contribuito a farlo crescere nelle loro regioni.

CHE PROSPETTIVE CI SONO PER QUESTA DISCIPLINA. AFFIANCHERÀ O SOSTITUIRÀ ALTRI MODI DI INTERPRETARE LA MTB?

Enrico Guala
Affianca. Assolutamente. Prendendo anche utenza sia dall’xc che dalla dh, ma allo stesso tempo facendo nuovi adepti. Come diceva Franco, il bello di una enduro è che la puoi fare anche tu che non sei troppo allenato (si riferiscono evidentemente a me, Francesco Marzari, che sto facendo l’inter vista…). Il fatto che uno dei due momenti della gara, il trasferimento, non sia cronometrato e che l’altro, la speciale, sia accessibile a chi sa andare in bici pur senza essere Clementz, fa si che l’approccio alla disciplina sia molto più semplice rispetto a tutte le altre discipline della mtb. Allo stesso tempo la bici per potere affrontare una enduro, senza velleità di classifica assoluta, può non essere così specialistica come una xc o dh, lasciando spazio per provare ad un grande numero di biker.

COSA FARÀ SUPERENDURO DOMANI? TENTERÀ DI SUPERARE ANCORA UNA VOLTA SE STESSA NELL’ORGANIZZARE EVENTI SEMPRE PIÙ IMPORTANTI?

Franco Monchiero
Dan Atherton ha recentemente dichiarato in un’intervista che il migliore formato enduro al mondo è il Superenduro. E spiega perché. Sono concetti nei quali ci riconosciamo. E che ci riconoscono sempre di più i piloti stranieri. Purtroppo sai come si dice, nessuno è profeta in patria. Per il 2014 organizzeremo tecnicamente due EWS in Italia, 4 gare Pro e le Experience. Un nuovo formato che riparte dalle motivazioni che ci hanno spinto a partire con il SE 8 anni fa. Cercheremo di fare ancora meglio e regalare ai biker delle belle esperienze di riding, racing e turismo.



Scritto da

Mauro ha visto nascere il mondo della MTB ed è da sempre nel settore del fuoristrada, come atleta e Guida MTB (a cavallo tra gli anni '80 e '90) e come fotografo e giornalista.

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