Siamo tornati a Sauze d’Oulx grazie alla terza tappa del circuito All Enduro. Per chi scrive, quella della Val di Susa è una località dal significato speciale. Agli albori dell’enduro in Italia, Sauze è stata una delle mete simbolo: qui si è disputata la prima edizione italiana dell’Enduro delle Nazioni, in collaborazione con la Francia, e qui si sono corsi eventi entrati nella leggenda. Impossibile dimenticare la due giorni infinita che collegava Sauze al Sestriere, un concentrato di fatica, adrenalina e passione pura.
Per chi ha vissuto la nascita di questa disciplina, Sauze occupa un posto speciale nella memoria. Quando ho visto la località nel calendario 2025, non ho avuto dubbi: dovevo esserci, per riassaporare un po’ di amarcord e per capire come sta cambiando il mondo dell’enduro italiano.



Cambio generazionale: un altro mondo, stessi sorrisi
La prima impressione, forse un po’ malinconica, è che la maggior parte dei rider presenti non aveva mai vissuto gli eventi “storici” di cui parlavo. Alcuni erano appena nati, altri troppo piccoli per una Superenduro. Questo dice molto: il tempo passa anche per chi va in MTB.
Un tempo, ad ogni gara ritrovavo volti noti, persone con cui avevo condiviso gli anni dell’enduro, ma anche quelli della DH degli anni ’90 e del cross country. A Sauze, invece, ho percepito un cambio generazionale netto, evidente sia tra i top rider (e questo è naturale), ma soprattutto tra gli amatori. Dei “vecchi” erano presenti in pochi. Tra i big, solo Alex Lupato e l’inossidabile Bruno Zanchi resistono. In compenso, tanti giovani, un numero crescente di ragazze, e la stessa atmosfera genuina di sempre: adrenalina, passione ed entusiasmo.

L’enduro è (anche) scuola: la crescita dei settori giovanili
La differenza più importante rispetto ai primi anni, però, non è solo anagrafica. È strutturale. Il vero salto di qualità che ho notato a Sauze – e già in altre gare – è la presenza solida di un settore giovanile organizzato.

Un tempo i “ragazzini” venivano aggregati ai team quasi per caso, senza una vera formazione tecnica. Oggi, invece, ho visto gruppi ben strutturati, con maestri federali o istruttori qualificati che li seguono, li motivano e li aiutano a crescere. Il risultato? Esordienti e Allievi che guidano già con sicurezza, anche se – come dice Monchiero – spesso fanno un po’ troppo “show”, tra whip e ollate che non sempre aiutano a scendere più velocemente.
I ragazzi che oggi competono nell’EDR sono gli ultimi figli del Superenduro. L’auspicio è che il nuovo circuito All enduro riesca a raccoglierne l’eredità, offrendo appuntamenti di qualità che diventino un riferimento, una palestra e un trampolino per i giovani rider italiani.

Un mondo che cambia: meno riviste, più influencer
Nel frattempo, anche il contesto è cambiato. Quando nacque il Superenduro, c’erano tre riviste specializzate ( Il nostro Marzio bardi è stato fra gli ideatori del format) , una fiera e pochi altri eventi. Niente influencer, niente YouTuber, pochi contenuti digitali e un mondo tutto sommato più semplice.

Oggi organizzare un circuito è più complesso. I costi sono aumentati, i budget si sono ridotti, e le bici da enduro hanno perso centralità, in parte soppiantate dalle e-bike. Le aziende arrancano, ma è importante ricordare che i circuiti nazionali sono un motore fondamentale per il settore. Nell’enduro come nell’XC o nella DH, creano passione, alimentano l’agonismo e formano atleti. Non tutti diventeranno professionisti, ma più cresce la base, più solida sarà la comunità.
E poi c’è il valore umano. Uscire dalla propria regione, affrontare trasferte, conoscere nuovi luoghi, nuove persone. Sono esperienze formative, che lasciano il segno. E che, magari, fra quindici anni porteranno qualcuno a scrivere un articolo come questo pieno di emozioni su “quell’epica giornata a Sauze il 20 luglio 2025”, con 2500 metri di dislivello e adrenalina a pacchi.
Un appello per il futuro: non mollate
Chiudo con un ringraziamento sincero a Franco Monchiero per aver intrapreso questa nuova avventura, a Red Bike che ha saputo riportare a Sauze d’Oulx l’enduro nazionale e a tutti quelli che, con passione e ostinazione, stanno tenendo in vita il movimento enduro italiano. Portare avanti un circuito oggi è difficile, richiede risorse, competenze, visione. Ma è anche fondamentale.
E con questo, un appello: non smettete di crederci. Aprite le porte a nuove generazioni di organizzatori, di atleti, di tecnici. Ascoltate le voci fresche, ma custodite la memoria di ciò che è stato. Solo così potremo continuare a costruire un futuro solido, radicato e condiviso.
L’enduro italiano ha ancora molto da dare. E chissà, forse, anche la sua prossima grande rinascita partirà ancora una volta da Sauze d’Oulx.

E la gara? A Sauze si è fatta sul serio
Fin qui abbiamo parlato di atmosfera, cambi generazionali e prospettive. Ma non dimentichiamoci che, prima di tutto, a Sauze si è corso. E si è corso forte.
La gara ha visto ritmi elevatissimi, soprattutto nella categoria muscolare, dove Davide Dal Pian ha imposto sin da subito la propria legge. Dominatore assoluto, ha vinto quattro delle cinque speciali, chiudendo con un margine netto e una condotta di gara solida, precisa, veloce.

Alle sue spalle si è piazzato Nicola Bima, che oltre ad essere noto per i suoi tutorial di tecnica in MTB, ha dimostrato – se mai ce ne fosse stato bisogno – di saper andare forte davvero anche tra le fettucce. Un secondo posto meritato, frutto di talento e consapevolezza.
Il terzo gradino del podio è andato a Gabriele Bleu, atleta Junior del Team Mangone. Una prestazione che non solo conferma il suo valore, ma che rappresenta la dimostrazione concreta dell’ottimo lavoro delle scuole MTB: i giovani crescono bene, e quando sono seguiti con metodo, riescono a essere competitivi anche con gli atleti più esperti.
A Sauze, anche la gara femminile ha offerto spunti interessanti e un podio che racconta molto più di tre nomi. A imporsi è stata Émilie Polo, autrice di una gara solida e determinata, con una conduzione pulita e sicura su tutte le speciali.
Alle sue spalle si è classificata Camilla Martinet, mentre sul terzo gradino del podio è salita Sophie Riva, chiudendo così un podio tutto valdostano.
Un risultato che non può essere un caso. Il fatto che le prime tre posizioni siano occupate da rider provenienti dalla Val d’Aosta indica chiaramente che in quella regione si sta lavorando bene.

I giovani protagonisti: segni evidenti del futuro
Nella categoria Esordienti, la vittoria è andata a Pietro Segalini, portacolori dell’Equilibrio MTB School. Un’altra realtà che si sta facendo notare per l’impegno nella formazione e per i risultati concreti dei propri ragazzi. Segalini ha mostrato ottima gestione di gara, pulizia nella guida e un’attitudine da vero racer.
Tra gli Allievi, spicca la prestazione di Emanuele Baglietto del Pedale Canellese, che ha registrato tempi da top 10 assoluta, a conferma di un potenziale tecnico davvero impressionante. Per un atleta della sua età, essere già così vicino ai migliori in classifica generale è un segnale chiaro: il futuro è già qui.
Il volto nuovo dell’enduro femminile
Una menzione speciale va alla categoria femminile, dove si è assistito a un piccolo grande evento: la vittoria assoluta è andata a una giovanissima classe 2012, al primo anno tra gli Esordienti.
La sua performance ha stupito non solo per la tenacia, ma per la qualità dei tempi, competitivi anche rispetto alla categoria Open. Un segnale fortissimo che conferma come anche tra le ragazze stia emergendo una nuova generazione di rider toste, preparate e determinate, capaci di dare filo da
torcere a chiunque.
E-bike: Levra domina, ma che podio!
Anche tra gli elettrici, a Sauze non è mancato lo spettacolo. La categoria ha visto ritmi serrati e una competizione vera, a dimostrazione di quanto l’enduro su e-bike sia ormai una realtà consolidata e capace di attrarre rider di alto livello.

A imporsi è stato Alessandro Levra, autore di una gara impeccabile. Rider di talento cristallino, Levra ha dimostrato di avere una marcia in più. La sua guida è pulita, efficace, sempre al limite. E, sinceramente, sarebbe bello rivederlo anche tra le muscolari, dove potrebbe ancora dire la sua ad altissimo livello.
Al secondo posto un nome noto della scena nazionale: Andrea Garibbo, solido e costante per tutta la giornata, capace di rimanere sempre a contatto con il vertice. Chiude il podio Luca Corvezzo, che conferma di essere ormai una presenza fissa ai piani alti delle classifiche e-bike.
Mentre in campo femminile vince Federica Amelio, che si divide i successi nelle PS con la seconda arrivata, Melani Matilde

Ora l’appuntamento è per il gran finale all’Oasi Zegna, altra località che negli anni si è ritagliata uno spazio importante per l’Enduro che conta.
