“Non è vietato l’utilizzo della camera ipobarica; l’atleta che ricorre a tale pratica deve rimanere sotto stretto controllo del medico sportivo sia prima che dopo l’utilizzo della camera ipobarica” – Gazzetta Ufficiale del 27 novembre 2023.
Quindi cade un divieto storico inserito nella legge penale antidoping 376/2000, che rendeva l’Italia uno dei pochi Stati a vietare questa pratica, che invece è sempre stata concessa dall’agenzia antidoping mondiale (Wada). Quindi gli sportivi italiani in Italia e all’estero e gli sportivi stranieri in Italia non potevano utilizzarla: gli atleti sarebbero stati squalificati come positivi a pratiche dopanti e in più sarebbe stato aperto un fascicolo dalla magistratura, dato che è una norma penale e non una legge sportiva.
Il ministero della Salute ha inviato una comunicazione alla Federazione Medico Sportiva e a tutte le Federazioni sportive: “Tale metodica era proibita, contrariamente a quanto già previsto dalla Wada” si legge nel comunicato. Il via libera alla camera ipobarica quindi ha il “fine di allineare il trattamento degli atleti italiani con quelli stranieri” e per questo “la Sezione per il controllo sul doping ha ritenuto di procedere con la suddetta richiesta”.
Cosa sono le camere ipobariche?
Ora, le camere (o tende) ipobariche, dette anche ipossiche, non sono propriamente un sistema di allenamento. Più realisticamente, si possono inserire in un programma di allenamento per simulare situazioni in altura anche se si abita ad altitudini basse. La legge italiana (376/2000) le considera pratiche dopanti perché alterano artificialmente processi naturali come la produzione di globuli rossi attraverso lo stazionamento del corpo a condizioni simulate di altitudine per mezzo di un compressore o con l’immissione nell’aria di azoto che riducono la quantità di ossigeno nell’ambiente. Il corpo viene indotto a produrre globuli rossi. Quello che faceva ai tempi l’EPO lo fa adesso in modo naturale (più o meno), la camera ipobarica. Oppure un soggiorno in altura. Per i corridori di oggi è fondamentale: un corpo più allenato all’assenza di ossigeno “funziona” meglio dal punto di vista del recupero e della resistenza. Se non si usano tali sistemi, si rimane indietro. E in Italia si mette il prosciutto davanti agli occhi, sapendo che comunque gli atleti sono costretti a trasferisti all’estero o usarlo a proprio rischio e pericolo.
