La DJI Osmo 360 è stata senza dubbio una delle novità più discusse dell’estate, capace di accendere confronti e dibattiti. Avendo la necessità di fare un upgrade della mia videocamera 360, ho deciso di provarla sul campo. Ecco le mie impressioni.
Perché scegliere DJI Osmo 360?
Ci sono diversi motivi che mi hanno spinto verso questa scelta:
- Soluzioni tecniche avanzate
- Sensore quadrato da 1” che cattura più luce e riduce le aberrazioni cromatiche ai bordi (uno dei limiti classici delle 360).
- Registrazione in 10 bit e 4K a 120 fps, per immagini più dettagliate e dinamiche.
- Ecosistema coerente
- Utilizzo già drone e Osmo Pocket DJI. Restare all’interno della stessa piattaforma mi consente di avere uniformità visiva nei contenuti.
- Compatibilità con i microfoni DJI, ulteriore vantaggio per un workflow più integrato.
- Qualità consolidata
- La mia esperienza con i dispositivi DJI è sempre stata positiva. Dopo alcune delusioni con altre marche, la scelta naturale è stata restare su DJI.
Sul campo
Per chi va in bici, il peso è un fattore cruciale: 180 g e un design compatto la rendono davvero pratica. L’accensione è rapida, i menu sono intuitivi e lo schermo permette di gestire quasi tutto senza passare dall’app, agevolandomi in un altro aspetto che per me è cruciale, ovvero la velocità nel catturare le immagini durante viaggi, bike park o tutorial.
La qualità è in linea con le aspettative: partire da un file 8K consente di montare video 4K convincenti, con foto estratte sopra la media per una tascabile.
- Riprese in MTB: va fatta una premessa, non essendo un videomaker professionista, ma un biker prestato al mondo delle riprese non ritengo corretto addentrarmi troppo nelle spiegazioni tecniche , lasciando a chi ha maggior titolo descrizioni più approfondite. Personalmente, grazie al sensore ampio e alla modalità notturna, ho ottenuto buoni risultati anche nei boschi e in condizioni di luce scarsa, per chi è avvezzo alla personalizzazione delle regolazioni la Osmo permette di lavorare su iso e qualità dei bianchi con un range molto ampio. Quando invece il tempo a disposizione è poco ci sono dei pre set già impostati che permettono di avere immagini già pronte all’uso.
- Slow motion: molto valido. Ho preferito esportare in Full HD, con resa comunque ottima rispetto alla mia precedente 360.
- Stabilizzazione RockSteady 3: davvero efficace. Le immagini soggettive risultano fluide e stabili, con la possibilità di cambiare inquadrature (frontale, dettagli dei freni, ecc.) che arricchiscono la narrazione.



Software PC
Il software di editing non è perfetto: alcune funzioni non sono immediate e la velocità di esportazione è da migliorare. Tuttavia, permette di ottenere immagini dinamiche e ben risolte, quindi il risultato finale resta soddisfacente.

Range di utilizzo
Per il mio modo di lavorare, la Osmo 360 si sta rivelando una cam definitiva:
- La leggerezza e l’ingombro ridotto la rendono l’ideale compagna di viaggio per realizzare contenuti come viaggi, test e tutorial.
- Perfetta per chi gira spesso in solitaria e ha bisogno di riprese dinamiche senza troppe complicazioni.
- Le lenti 360 danno versatilità creativa, andando oltre le inquadrature standard delle action cam tradizionali.
- I 10 bit offrono una gamma cromatica più profonda, mentre lo slow motion aggiunge pathos alle scene.



Conclusioni
La DJI Osmo 360 unisce compattezza, qualità d’immagine e versatilità, con un workflow che si integra bene nell’ecosistema DJI.
L’unico limite reale riguarda le lenti non intercambiabili, un aspetto da considerare soprattutto in contesti off-road, dove urti e graffi sono frequenti.
Per il resto, rappresenta una scelta solida per chi cerca uno strumento leggero, stabile e capace di garantire contenuti di alto livello.
