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Nati per essere liberi e selvaggi

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Essere biker, si sa, è uno stile di vita. Un po’ come essere surfisti: un biker che si prende troppo sul serio va a finire inevitabilmente nel lycra style. Non c’è bisogno di volerlo, la mentalità lo porterà lì.

Con questo preambolo non voglio certamente schierarmi contro i cross countristi, la mia gioventù spensierata agonistica l’ho passata lì e molte volte hanno più palle loro che l’endurista moderno, però visto da un punto di vista amatoriale spesso l’atteggiamento non è di divertimento, come dovrebbe essere. Ci sta che il giovane si spacchi di ripetute per diventare un iridato della disciplina ma non che un amatore si spacchi di allenamenti per diventare il re del quartiere (anche se tra i bulli il titolo “re del quartiere” ha prestigio sociale). Noi lettori di 365 in teoria ci troviamo d’accordo su questo fatto. Facile, quindi, un editoriale su una rivista dove i lettori sono tutti adepti della disciplina, ma davanti a un migliaio di cross countristi depilati?

Lì sarebbe dura, è come spiegare a un eroinomane che l’eroina fa male e il mondo sarebbe migliore se non prendesse quella roba. Oramai ci sei dentro, lo sport comunque fa bene, se non fai fatica non sei contento, quando assumi questa cosa chiamata “fatica” stai bene, ed ecco che la cena è servita. Ma perché non fare fatica sopra a una all-mountain o a una enduro? Provate a pensare a queste 2 situazioni: scendere da un sentiero scassato, saltino finale magari con whippata e fermata al bar a bersi una birra con fiveten al piede e pantaloni larghi in cordura.

Altra situazione: scendere da un sentiero non molto tecnico (perché con la sella alta rischio troppo), mezza impuntata su un sasso che non ho visto e fermata al bar a bersi una coca cola in lycra. Secondo voi la ragazza single bionda Svedese che sta al bancone a chi si avvicinerà? Con questo cosa voglio dire? Precisamente non lo so neanch’io ma forse stavo pensando al fatto che Martin Maes ha legnato tutti i downhiller a partire da Gee Atherton e Brook Macdonald all’ultima di Coppa a La Bresse (report su questo numero). Non sono il classico fanatico che cataloga le discipline come Enduro DH di serie B o Downhill categoria regina… la classe è classe, quando uno ha quella può fare qualsiasi cosa. Sono sicuro che un mediocre downhiller, anche se corre nella classe regina, non farà bella figura alle Enduro World Series.

Stessa cosa dicesi per un Endurista che corre in DH. C’è un nesso rispetto a quello che dicevo prima? Forse no, forse sì, ma nel mio inconscio penso che il collegamento sia di non prendersi troppo sul serio: possiamo allenarci tutti i giorni in lycra, ripetute su ripetute, ma se troviamo quello con classe (che magari non si è ubriacato il giorno prima) sarebbe capace di bastonarci uguale. E lì si che faremo una magra figura, specie davanti alla bionda Svedese single. P.s. A proposito… se ho detto cose strane nell’editoriale non è colpa mia, ero ubriaco.

Ma del resto, quella sera volevo fare colpo sulla “signorina bionda” del Bar ma quando il Direttore mi ha detto che serviva subito il mio editoriale (la mia prima “prima pagina”, che fortuna) per andare in stampa… non ho perso tempo e sono corso a casa a scriverlo.

settembre


Scritto da

[email protected] Sono un appassionato di tutto ciò che ha 2 ruote: in età giovanile ho praticato agonisticamente il ciclismo su strada e su pista con buoni risultati. All'età di 18 anni sono passato nel cross country gareggiando a livello nazionale/internazionale come U23. Passato Elite, ho fatto la scelta di prendere le cose più alla leggera dal punto di vista dell'allenamento, ed ecco che è nato l'amore per le discipline gravity, formandomi come maestro e guida FCI MTB. Ora ho fatto della passione la mia professione gestendo 3 centri MTB all'isola d'Elba (Elba MTB), creando il FANTAmtb e raccontando in modo ironico, ma professionale, tutto quello che ruota attorno alla MTB grazie a 365mountainbike e 365TV (YouTube 'PULITI dentro BIKER fuori').

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