Questa località, famosa come il “Piccolo Tibet” per la sua altitudine di circa 2000 metri, è diventata un punto di riferimento internazionale per gli amanti della MTB, grazie soprattutto all’offerta unica del Bike Park Mottolino.
Dai Campionati Italiani del 1993 ai giorni nostri
La storia del Mottolino nel mondo della MTB inizia negli anni ’90. La mia prima visita risale ai Campionati Italiani del 1993: un’epoca in cui la mountain bike era ancora agli albori, e un giovane Pippo Marani gareggiava ancora. Da allora, il Mottolino ha fatto passi da gigante, consacrandosi definitivamente con il Mondiale del 2005. Quel campionato, vinto da Fabien Barel su un tracciato disegnato da Corrado Herin, ha segnato l’inizio di una nuova era per Livigno, che ha saputo investire in modo strategico per diventare una meta di riferimento per migliaia di biker ogni anno.
L’evoluzione del Mottolino Bike park
Per capire meglio come questa località abbia saputo rinnovarsi e crescere nel tempo, abbiamo intervistato Ian Rocca, uno dei volti dietro il successo del Mottolino.
Ian, come giudichi la stagione appena conclusa?
“Siamo molto soddisfatti. Abbiamo consolidato la nostra posizione e continuiamo a lavorare per ampliare l’offerta, con un’attenzione crescente ai principianti. Non è un cambio di strategia, ma un’evoluzione: da sempre il Mottolino è sinonimo di freeride e downhill, ma ora stiamo puntando anche sui biker alle prime armi.”
Quindi state investendo su percorsi per principianti?
“Esattamente. La MTB è diventata un fenomeno sempre più maturo, con un pubblico più vario e molti nuovi appassionati. Per loro, avere tracciati accessibili è fondamentale. Il nostro obiettivo è garantire continuità: i principianti di oggi saranno i rider esperti di domani.”

Un bike park per tutti i livelli
Oggi, il Mottolino Bike Park conta 14 tracciati, una pista North Shore, un’area Jump e una squadra dedicata di shaper che lavorano costantemente per mantenere ogni linea in condizioni ottimali.

Ian, come gestite il lavoro degli shaper? Sono volontari?
“Tutti i nostri shaper sono dipendenti. Per noi è essenziale avere professionisti che garantiscano un servizio eccellente e una manutenzione impeccabile durante tutta la stagione.”

Altra domanda che riguarda i trails, spesso la realizzazione dei tracciati trova l’ostracismo di vari comitati, com’è la situazione da voi?
Un aspetto spesso critico per i bike park è il rapporto con le istituzioni e le comunità locali. Ma a Livigno, la situazione è diversa:
“Abbiamo sempre mantenuto un dialogo aperto con tutti. Le istituzioni, in particolare, hanno capito il valore del progetto per il territorio e ci supportano attivamente.”
Chi sono i biker del Mottolino?
L’identikit del frequentatore del Mottolino è cambiato negli anni. Se in passato il target era principalmente composto da rider esperti, oggi la platea è più ampia. “L’età media varia dai 14 ai 60 anni, con un pubblico simile, per fascia d’età, a quello dello sci. Tuttavia, sciatori e biker rimangono in gran parte due mondi separati, anche se non mancano fedelissimi che frequentano sia il bike park d’estate sia lo snow park d’inverno.”

A proposito di fedelissimi, quanto conta per voi il turismo di prossimità?
La posizione geografica da queto punto di vista no ci aiuta molto, come dicevo abbiamo una fan base ma la maggior parte dei biker pernotta almeno 3 notti da noi, per cui possiamo dire che abbiamo una forte presenza di turisti che vengono e stanno in paese almeno 3 g
Un modello di destagionalizzazione
Il Mottolino è oggi un esempio virtuoso di come una località montana possa sviluppare un prodotto turistico di successo anche al di fuori della stagione invernale. Livigno ha saputo trasformarsi in una meta ambita per gli sportivi, offrendo un’esperienza di alta qualità sia sulla neve sia sui tracciati del bike park.
Info: https://www.mottolino.com/estate/
